Videmus nunc per speculum in enigmate. Un diario di navigazione nei mari (perigliosi) dell'informazione economico-finanziaria. Oltre i luoghi comuni e gli errori, oltre la dissimulazione e la censura, oltre i BLUFF(s) e le tifoserie. E' un Blog ("passionalmente") razionale&pragmatico di "filosofia macro-socio-economica" (il trading c'entra solo "incidentalmente"...o forse no...)
giovedì 2 luglio 2009
Disoccupazione USA: filtro U3 e filtro U6...
Eravamo tutti in orgasmica attesa e finalmente è uscito il tanto sospirato rapporto sulla disoccupazione USA.
Ha deluso le attese ed ha fatto venire un collasso a Toro Drogato.
Anche se non mi convince del tutto questa repentina discesa delle borse a seguito di un dato brutto ma tutto sommato atteso: in particolare sulla borsa italiana non vedo volumi.
USA: DISOCCUPAZIONE AL 9.5%
Lagging Indicators (indicatori economici ritardati)
Nel mese di giugno l'occupazione nel settore non agricolo negli Stati Uniti e' diminuita di 467 mila unita’. Gli analisti prevedevano -350 mila, quindi il dato e' nettamente peggiore delle stime.
Il tasso di disoccupazione ha toccato il 9,5%, massimo degli ultimi 26 anni, cioe' dall'agosto 1983.
Secondo l'agenzia Bloomberg il tasso di disoccupazione è salito e il salario orario è rimasto a livelli "stagnanti", offrendo poche conferme sul fatto che il pacchetto di misure di stimolo dell'economia varate dall'amministrazione Obama funzioni.
...Sebbene i licenziamenti siano diminuiti dopo aver toccato il massimo di 741.000 unità a gennaio, l'economia americana continua a perdere impieghi in misura preoccupante. Dall'inizio ufficiale della recessione nel dicembre 2007, sono stati persi in totale circa 6,5 milioni di posti di lavoro.
Secondo numerosi economisti, la disoccupazione è destinata a superare il 10% nel corso dei prossimi mesi e rimanere sopra tale soglia per diverso tempo.
E il quadro è già ora ancor più preoccupante se al totale dei disoccupati si sommano quanti hanno un lavoro solo saltuario o part-time. In questo caso la percentuale sale al 16,5% della forza lavoro totale...
Leading Indicators (indicatori economici di tendenza)
Da segnalare che in giugno la settimana media di lavoro è stata di sole 33 ore, 0,1 ore in meno di maggio. Si tratta di un nuovo minimo storico.
In calo anche i lavoratori stagionali che sono scesi di 37.600 unità. Una flessione questa che preoccupa perché questa componente tende ad anticipare l'andamento complessivo del settore di qualche mese. Il governo infine ha licenziato 52.000 lavoratori, in pratica tutti quelli che erano stati assunti per condurre il censimento 2010...
Nel campo non-agricolo (non-farm payrolls) si sono persi in 12 mesi circa 5,7 milioni di posti di lavoro e negli ultimi 18 mesi consecutivi di contrazione si sono persi circa 6,46 milioni di posti di lavoro.
Interessante è notare come il tasso di disoccupazione in USA possa essere calcolato in base a diversi schemi, o meglio usando dei "filtri" più o meno stringenti che "fanno passare" più o meno disoccupati.
Quello standard è il filtro a maglie strette U3 che "fa passare" un 9,5% di disoccupati.
Lo schema U3 considera le persone senza lavoro, che sono disponibili a lavorare e che hanno cercato lavoro nelle 4 settimane precedenti. E' il popolo delle persone attivamente impegnate a cercare lavoro che include persone che hanno contattato un'azienda, un'agenzia di collocamento, un centro di ricerca lavoro o degli amici; persone che hanno mandato curricula od hanno riempito moduli di richiesta lavoro, o hanno risposto ad annunci oppure hanno pubblicato annunci.
Quello meno usato è il filtro a maglie larghe U6 che "fa passare" un 16,5% di disoccupati.
Lo schema U6 porta alla ribalta anche i lavoratori che hanno accettato forzosamente un lavoro part-time, oppure un lavoro sottoqualificato e sottopagato (per es. un dirigente che si è messo a servire hamburger...), anche se vorrebbero ed avrebbero bisogno di un lavoro qualificato full-time per soddisfare i loro bisogni e per far quadrare il loro budget familiare. Sono quindi dei lavoratori "zoppi" rispetto alle loro esigenze, quindi dei debitori poco affidabili e dei consumatori depotenziati, persone che non riescono a conservare il loro livello di vita.
Lo schema U6 porta alla ribalta anche le persone che cercano lavoro in modo meno attivo, vuoi perchè scoraggiati dalle difficoltà o perchè non hanno mai lavorato ma vorrebbero un lavoro, o perchè hanno cercato lavoro ma più di 4 settimane fa, etc
Il numero dei disoccupati di lungo termine continua ad aumentare: ormai sono 4,4 milioni le persone disoccupate da più di 27 settimane, in incremento netto dai 3,9milioni del mese scorso.
Molti di questi si sono scoraggiati ma nello schema U3 non appaiono.
Insomma usando il filtro a maglie larghe U6 le previsioni danno un tasso di disoccupazione che raggiungerà facilmente il 18%: nel 1929 durante la Grande depressione il tasso di disoccupazione raggiunse il 25%...non siamo poi così lontani da quei livelli.
E stiamo comunque parlando di dati "ufficiali", che normalmente tendono ad essere presentati in veste più rosea della realtà...
Interessante ancora notare come il tasso di disoccupazione sia considerato un lagging indicator ovvero un indicatore economico ritardato: quando la recessione sta finendo ed inizia la ripresa la disoccupazione continua a salire per un certo tempo. E' un dato de-sincronizzato secondo la teoria economica standard (avrei qualcosa da dire in proposito ma ne parliamo un'altra volta).
Alcuni sotto-indici del tasso di disoccupazione vengono però considerati dei leading indicators ovvero degli indicatori economici di tendenza: per esempio i lavoratori stagionali e le ore lavorate, dati che si muovono in anticipo rispetto a recessioni o riprese.
Ebbene entrambi questi leading indicators sono peggiorati (vedi sopra)...
Insomma si tagliano posti di lavoro nei periodi di recessione per ridurre i costi e difendere gli utili: negli USA questi tagli vengono fatti "in scioltezza" e molto rapidamente; specularmente le riassunzioni sono rapide quando la Ripresa fa capolino.
Ma questa volta io intravvedo qualcosa di più...eccone un cenno.
Come scrivevo in Quei "maledetti finanzieri" non vivono su Marte...
....E passiamo al cuore del problema, alla causa primaria dove la crisi finanziaria è solo la punta dell'Iceberg.
La grande crisi che stiamo vivendo non rappresenta infatti una crisi generale del sistema finanziario quanto piuttosto una fase terminale che scaturisce dalla convergenza delle conseguenze economiche e sociali causate dal WTO.
L'Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization) promuove la globalizzazione di tutti i mercati......
Proprio il WTO ha reso convenienti e possibili le tanto famigerate delocalizzazioni produttive che hanno rappresentato sia per gli USA quanto per l'Unione Europea una distruzione a tappeto di tessuti produttivi spesso secolari ed un'autentica emorragia di posti di lavoro ed e capitali a favore di paesi come la Cina e l'India che adesso vengono considerate le due fabbriche del pianeta.
Le grandi multinazionali, sfruttando le economie di scala attraverso i ridicoli costi di manodopera di questi paesi (e sorvoliamo per ora sulle condizioni di lavoro degli operai...), hanno potuto in questo modo aumentare a dismisura i loro profitti aumentando addirittura l'output produttivo, il quale poteva venire assorbito solo dai ricchi mercati occidentali statunitensi ed europei.....
Rifletteteci su e continuate a leggere il resto in Quei "maledetti finanzieri" non vivono su Marte...
Aggiungo a margine come sia stato relegato nella zona d'ombra questo pessimo dato UE
A maggio disoccupazione record nell'area euro (9,5%)
1 luglio 2009
Ancora un leggero aumento per il tasso di disoccupazione nei Paesi che compongono l'area dell'euro: in maggio si è attestato al 9,5% contro il 9,3% di aprile. Era al 7,4% nel maggio 2008.....