La DEFINIZIONE del Giorno:
Felix Zulauf, gestore di navigata esperienza di un Hedge Fund, in una recente intervista alla CNBC ha dichiarato che il nostro Paese è il prossimo in lista d’attesa per un salvataggio da parte di Ue e Fmi poiché «in Italia sta dipanandosi una crisi bancaria al rallentatore».
“Tutti quanti stanno guardando la Spagna ma io penso che la prossima nazione sarà l’Italia”Il resto dell'analisi può essere condiviso oppure no.
«Ciò che noto è un tremendo flusso in uscita di depositi.
È una crisi bancaria a rallentatore e il sistema bancario è il più grande acquirente di bond governativi italiani.
Le banche hanno comprato tra il 60% e il 90% dei bond emessi negli anni recenti e visto lo sviluppo dei balance sheet del sistema bancario italiano, non saranno più in grado di farlo.
A questo punto mi chiedo chi comprerà quei bonds».
Questo, sempre secondo Zulauf, creerà pressione sui redimenti dei bonds italiani e potrebbe rigettare l’Italia dentro una nuova recessione.
Ma la Definizione di "Crisi Bancaria al Rallentatore" la trovo assai calzante alla nostra situazione.
Inoltre la stessa definizione può agevolmente essere estesa al nostro Paese in toto: l'Italia, da lungo tempo, è in Crisi al Rallentatore.
Ed ogni tanto questa Crisi al Rallentatore subisce una netta accelerazione come quella impressa negli ultimi anni dalla Grande Crisi.
Ecco un ottimo esempio della nostra Crisi Bancari al Rallentatore:
Ma i dolori sorgono quando si tratta del debito delle imprese non finanziarie, cioè del nostro sistema produttivo........................
Sappiamo che le nostre imprese sono mediamente piccole e poco capitalizzate.
La vulgata si conferma osservando il dato “Debito lordo delle società non finanziarie”, pari al 119 per cento del Pil, ma soprattutto “Debito sul patrimonio delle società non finanziarie”, pari al 135 per cento del Pil.
Che significa quest’ultima voce?
Essenzialmente, che le nostre imprese sono sottocapitalizzate.
E quindi, che problemi implica tutto ciò?
Problemi in capo al sistema bancario.
Al peggiorare della congiuntura le perdite d’impresa finiscono con l’intaccarne il patrimonio.
La difficile reperibilità di mezzi propri, spesso legati all’assetto proprietario familiare, spinge le imprese in condizioni di dissesto, mettendo a rischio il rientro dei crediti erogati dalle banche.
Tracce di questa “sofferenza sistemica” le ritrovate in iniziative come la moratoria sui crediti delle PMI, di recente prorogata dall’Abi, e dallo stock delle sofferenze bancarie.
Quindi, riepilogando: la sottocapitalizzazione del sistema delle imprese implica un elevato ricorso al credito bancario, che pone problemi di rientro dei prestiti erogati dalle banche, che oltre dati livelli determina necessità di ricapitalizzare le banche, come di fatto sta avvenendo.
Il canale di trasmissione della malattia italiana porta sempre alle banche, non dal versante dei mutui ma da quello dei crediti alle imprese.
Il sistema creditizio italiano, sopravvissuto senza interventi pubblici di sostegno alla crisi finanziaria, rischia di entrare in crisi per la ormai cronica debolezza economica del paese, per gli effetti differiti della crisi sul sistema produttivo e per alcune irrisolte debolezze strutturali del settore. ............
E come entra in questo scenario la “malattia italiana”, cioè una crescita asfittica che copre sempre meno situazioni di dissesto aziendale?
E’ presto detto: poiché per i prossimi due o tre anni Moody’s prevede proprio una crescita economica estremamente modesta, è probabile che a breve termine la qualità degli attivi delle banche italiane possa subire un ulteriore deterioramento, in quanto il quadro congiunturale debole è destinato a influire negativamente sulla capacità dei debitori di ripagare i prestiti......