Rilancio questo magistrale ed illuminante post da "Blitz Quotidiano".
Solo quattro osservazioni
1. chi si fida del (falli)Stato italiano è solo giusto che se lo prenda nel xxxxx
2. il post è molto articolato con dati analisi razionali ragionamenti etc
Dunque servirà ben poco a contrastare il nuovo populismo "con i coglioni" che risolve tutto in massimo 3 righe = dunque ha impatto 99% vs. 1% della analisi complesse.
Però prima o poi arriva sempre quella "maledetta stronza della realtà" con la quale fare i conti...
3. Non è che prima fosse meglio, dunque non è che io ce l'abbia solo con Di Maio e Salvini: come ripeto/spiego da sempre ogni opzione oggi votabile è solo una via del Declino (con qualche differenza di sfumatura...più ellenica o più venezuelana...) e NON potrebbe essere altrimenti. Dunque la soluzione (per ora) è solo individuale.
Però una cosa è certa: al peggio non c'è mai fine... ;-)
4. E' veramente uno spettacolo da popcorn&birra (se uno si è delocalizzato + via alternativa decentralizzata bitcoin/blockchain) vedere lo Stato fallitaGliano che mangia sé stesso... ;-)
fino ad arrivare man mano al DEFAULT che (forse) spazzerà via questa irreversibile spirale del Declino...
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Pensioni d’oro, Di Maio le taglia? Ma se ha sbagliato i conti! Puro odio sociale, partito trasversale da M5s a Pd
Pensioni d’oro. Pensionati in subbuglio, Di Maio ha aperto la guerra
Pensioni d’oro nel mirino di Luigi Di Maio e del partito trasversale dell’odio sociale.
Milioni di pensionati in agitazione...fermento, terrore.
Non si può dar loro torto. 
Leggete la dichiarazione di guerra del ministro Di Maio:
“C’è un’Italia che prende da anni ingiustamente una pensione d’oro e 
farà anche quest’anno vacanze da nababbi. Non sarà più così”.
Se qualcuno di voi lo ha votato, ben gli sta.
Gente che ha lavorato una vita, lavorato sodo, guadagnato bene e 
benissimo. 
Nell’attesa di arrivare al giorno della pensione, tirare i 
remi in barca e godersi finalmente la vita.
Hanno creduto allo Stato, 
che ha promesso loro quelle pensioni ..................
.
che qualcuno vorrebbe se non 
togliere almeno decurtare. 
Con loro ci sono milioni di cittadini e 
cittadine, impiegati, operai, ferrovieri, piloti, steward dell’Alitalia,
 che sono andati in pensione credendo alla parola dello Stato, alle 
leggi del Parlamento. 
È vero che la soglia del taglio è a 4 o 5 mila 
euro netti al mese. 
Ma non si sa mai, una volta che metti in moto il 
ricalcolo
Le pensioni d’oro non sono frutto di rapine o espropri proletari come
 quello che ha in testa il presidente dell’Inps Boeri. 
Sono conseguenza 
di leggi del Parlamento italiano. 
Uno Stato che non garantisce i suoi 
sudditi, non merita rispetto.
Ora è arrivato un tale, dai dintorni di Napoli, e gliele vuole togliere. 
Uno che nel suo sito ufficiale glissa un po’ tanto sulle sue esperienze di lavoro.
 Steward in tribuna d’onore allo stadio San Paolo del Napoli? 
Co-fondatore di una società di marketing web? 
Sull’onda del successo dei
 sanculotti descamisados del Movimento 5 Stelle,  in partito dei 
vaffanc… di Beppe Grillo, si è ritrovato a 26 anni vice presidente della
 Camera. 
Grillo ricorda con quella acida tenerezza mista a crudele 
ironia tipica dei contadini dell’entroterra di Genova gli esordi del 
pupillo dei Casaleggio:
“Oggi è una macchina da guerra, ma quando lo abbiamo preso, in 
provincia di Napoli parlava come Bassolino. Io gli dicevo: Luigi come 
va? E lui: O nun me romp u cazz”.
Che uno così possa aspirare, quasi pretendendolo, al posto di Primo 
Ministro della Repubblica italiana, è simbolo di dove ci hanno portato 
20 anni di propaganda stupida di quella sinistra stupida e demagogica 
che le varie mutazioni del Pci ci hanno propinato. 
Negando l’origine 
classista e il collegamento con la ex classe operaia, non più operaia ma
 sempre popolo, Ds, Pds, Pd ne hanno perso l’identità, conservandone 
metodi e miti. 
Persa la stella polare dello Stato guida, sono diventati 
dei borghesi velleitari. 
Slogan (togliamo lo champagne ai ricchi per 
dare i soldi ai poveri), miti (Berlusconi causa di tutti i mali 
dell’Italia), odio sociale (i più di loro sono borghesi, alto borghesi, 
l’odio verso i genitori si mescola al disprezzo verso gli inferiori: chi
 ha lavorato una vita invece di cazzeggiare con la politica è un 
inferiore, merita il loro disprezzo).
È il Pd che non ha saputo fare le cose per cui i ceti popolari lo avevano votato, incluso garantire
 un po’ più di sicurezza, è il Pd che ha fornito al M5s l’armamentario 
ideologico per l’odio di classe. 
Pensioni incluse. 
Non dimenticate quel 
che diceva Matteo Renzi,
 istigato da Tito Boeri e dal per fortuna eclissato Yoram Gutgeld. 
Nella
 sua rincorsa alla demagogia grillina, il Pd ha perso solo voti, anzi 
peggio, ne ha portato ai 5 Stelle. 
La gente ragiona così: se voi stessi 
che avete comandato in Italia per più di 20 anni dite che va così male 
non può che essere vero. 
Ma se è vero è colpa vostra e allora dovete 
andarvene. 
Chi ha un occhio un po’ più lungo aggiunge: Berlusconi era un
 fantoccio, Berlusconi aveva a cuore solo la salvezza delle sue reti tv e
 i suoi week end nella dacia di Putin. 
Per il resto aveva abdicato alla 
odiata sinistra. 
Pensate ai fondi pensionistici, il grande esproprio 
delle liquidazioni. 
Chi li amministra? Sindacalisti in pensione.
Sarà uno studio interessante quello sul percorso compiuto dall’Italia
 dal compromesso storico in avanti: prima il Pci ha ucciso la Dc e il 
Psi e ci ha dato Berlusconi; poi il Pd ha cercato di uccidere 
Berlusconi, e ci ha dato Mario Monti e Beppe Grillo.
Un quarto di secolo di lotte senza quartiere, in cui la Morale è 
assurta a Ente supremo, come ai tempi di Robespierre, ha spostato i 
termini della legalità, da valore assoluto a strumento finalizzato al 
conseguimento dell’obiettivo supremo.
Luigi Di Maio non è solo nella sua guerra ai pensionati d’oro. 
Come 
esposto in premessa, la guerra alle pensioni e ai pensionati d’oro 
incontra un consenso trasversale. 
In prima fila il post comunista (moderato perché non alza la voce) Cesare Damiano.
Ci sono due giornali che meritano una attenta lettura sul tema 
pensioni, Repubblica e il Fatto quotidiano. 
Sembrano cronache oggettive,
 anche se traspare un po’ di frustrazione perché quel che vorrebbe fare 
Di Maio non appare sufficiente a soddisfare la voglia di sangue.
Nessuno dei due giornali riesce però a nascondere la realtà: che si 
tratta di una fiera cazzata, con l’unico obiettivo di incassare qualche 
voto in più dalle  masse di invidiosi che votanoM5s. 
I numeri non 
mentono e rivelano il bluff propagandistico.
“Tagliare le pensioni d’oro per finanziare gli assegni più bassi” è, 
ha scritto Marco Maroni sul Fatto, il “pallino” di Di Maio: “Vogliamo 
finalmente abolire le pensioni d’oro, che per legge avranno un tetto di 
4.000/5.000 euro per tutti quelli che non hanno versato una quota di 
contributi che dia diritto a un importo così alto. E grazie al miliardo 
che risparmieremo potremo aumentare le pensioni minime”,
Maroni onestamente avverte che “la strada per passare all’azione 
legislativa appare stretta. 
L’Inps eroga 21 milioni di pensioni, per una
 spesa che nel 2017 è stata di 200 miliardi di cui 179 per gli assegni 
previdenziali: per tirare fuori un miliardo tondo da quelle cosiddette 
“d’oro” senza incorrere in problemi di costituzionalità è impresa 
complicata.
I tecnici del ministero, scrive il Fatto, lavorano su due ipotesi:
1. un prelievo che gravi solo sulle pensioni accumulate in gran parte
 col vecchio sistema “retributivo”, che calcolava l’assegno utilizzando 
come parametri lo stipendio percepito e gli anni di versamenti, non i 
contributi effettivamente versati. […] 
Le simulazioni in mano a chi 
segue il dossier al ministero parlano di un incasso di 480 milioni 
lordi, circa 300 al netto delle imposte versate, e il ricavato sarebbe 
destinato alle pensioni sociali con un provvedimento da varare prima 
dell’autunno.
I ministeriali erano stati preventivamente sbugiardati
 dal presidente di Itinerari previdenziali, Alberto Brambilla, vicino 
alla Lega, persona intellettualmente onesta, candidato al posto di vice
 ministro del Welfare e per questo lasciato in un angolo.  
“Se tutto va 
bene” si recupereranno “160 milioni” perché su 16 milioni di pensionati 
la misura riguarda “meno di 27 mila pensionati”.
Tenete sempre ben presente che i pensionati nel mirino di Di Maio non
 hanno commesso rapine o espropri. 
Si sono avvalsi delle leggi in 
vigore. 
Chi crederà più a uno Stato che si rimangia la parola data? 
Solo
 i criminali e i mafiosi.
Un prelievo di solidarietà sulle pensioni d’oro l’aveva già tentato 
il governo Monti nel 2011. 
Colpiva in modo progressivo le prestazioni 
superiori ai 90 mila euro lordi l’anno. 
Fu però bocciato dalla Corte costituzionale, che lo considerò un prelievo tributario “irragionevole e discriminatorio”.
2. una specie di contributo di solidarietà triennale anti-crisi come 
quello inserito nella Finanziaria approvata dal governo Letta nel 2014, 
sul quale la Consulta non ha avuto da eccepire.
 
Ma solo in quanto “eccezionale e temporanea”. 
Difficilmente potrebbe 
passare al vaglio dei giudici costituzionali una misura che invece fosse
 strutturale.
Su Repubblica, Marco Ruffolo ha fatto anche lui i suoi conti. 
Il tono
 del suo articolo spiega perché Repubblica vende sempre meno. 
Usa un 
linguaggio degno del fu quotidiano dei lavoratori, prendendo a schiaffi 
la categoria dei “ricchi” cui appartengono i sempre meno numerosi 
compratori di Repubblica. Bisognerebbe imporre ai giornalisti che 
scrivono di queste cose di riportare, sotto la firma, il loro stipendio.
Ruffolo è deluso perché, facendo i conti, “[scopre] che in media i 
pensionati d’oro subiranno il primo anno un taglio di appena 284 euro al
 mese, mentre a partire dal 2020, includendo l’effetto-flat tax, si 
arricchiranno di quasi 1.700 euro mensili, il 30% in più del loro 
reddito iniziale. 
E il miliardo per i meno abbienti, ottenibile con 
tagli alle pensioni d’oro di oltre 4 mila euro netti, accontenterà solo 
mezzo milione di pensioni bassissime, contro gli attuali 4,3 milioni.
Quanti sono i pensionati che ricevono oggi un assegno mensile netto 
superiore a 5 mila euro, pari a un lordo di 8.500 euro?  Trentamila, 
risponde Ruffolo: “Ma se la soglia degli assegni d’oro si abbassa a 4 
mila euro, salgono a 100 mila”.
Quelle che seguono sono parole da brivido:
“L’Istituto di previdenza traccia anche l’identikit del pensionato 
ricco medio: prende ogni mese 10 mila euro lordi, 5.837 netti. Per la 
pensione di questi 30 mila “nababbi”, lo Stato spende circa 4 miliardi 
l’anno. Ma ovviamente, non si può cancellare con un tratto di penna il 
loro intero assegno”.
Un’idea l’aveva lanciata
 mesi fa lo stesso Boeri: tagliare le pensioni d’oro, ridurre i 
pensionati alla fame, farli morire in anticipo sui tempi del Padreterno.
 Nemmeno Goebbels aveva concepito un piano tanto sofisticato.
Ruffolo ci rimane male ma è persona onesta e si arrende all’evidenza dei numeri, che confermano quelli del Fatto:
“Il problema è calcolare a quanto ammonta per i più ricchi lo 
squilibrio tra pensione e contributi. 
I maggiori esperti di previdenza 
concordano sul fatto che per ogni pensione percepita con il sistema 
retributivo, questo squilibrio è in media pari al 25%. 
Ossia chi prende 
una pensione di 100 ha versato contributi solo per 75. 
Però – avvertono 
gli esperti di Tabula, guidati da Stefano Patriarca –  è che man mano 
che consideriamo pensionati sempre più ricchi, quello squilibrio si 
riduce fino ad arrivare al 5% per chi prende oltre 5 mila euro netti. 
Infatti al crescere della retribuzione, i rendimenti percentuali 
scendono (con aliquote via via minori). La conseguenza è che il taglio 
previsto per i 30 mila “nababbi” non potrà superare il 5%.
Una sforbiciata del 5% significa una riduzione mensile di 500 euro lordi
 e 284 netti. 
Insomma, sembra proprio che la prossima estate, il nostro 
“nababbo” potrà godersela ancora come prima. 
Con il solo sacrificio di 
rinunciare a meno di due pacchetti di sigarette al giorno. O a una 
pizza. 
Ma non è finita qui, perché dal 2020 dovrebbe entrare in vigore 
(copertura permettendo) la flat tax, i cui guadagni, concentrati sui 
redditi più alti, riguardano anche i pensionati.
Con aliquote Irpef al 15% sotto 80 mila euro e al 20% sopra, non sono 
difficili i calcoli che può farsi da solo ogni contribuente danaroso: 
sulla maggior parte del proprio reddito non graverà più un’aliquota del 
43% ma del 20. Più che dimezzata. 
Il nostro pensionato d’oro riceverà 
così un beneficio fiscale di 1.958 euro netti al mese. 
Anche levandoci i
 284 euro di taglio della pensione, fanno un bel risparmio finale: 1.674
 euro. Al mese. Al netto delle tasse. 
Il 30% in più in portafoglio, 
secondo Tabula. 
Insomma, la vacanza del nababbo non solo non si 
impoverisce ma può arricchirsi con un bel volo per due persone, andata e
 ritorno, Roma-New York. Volando low cost.
Ruffolo ci rimane male. 
A prescindere dal regalo finale ai più ricchi, 
quanto otterremmo dai ai piccoli tagli alle pensioni d’oro per 
rimpinguare gli assegni più bassi? 
E’ plausibile tirar fuori un 
miliardo? Se lo Stato non dà più 500 euro lordi al mese a 30 mila 
italiani, alla fine risparmia circa 200 milioni. 
Che diventano poco più 
di cento perché il fisco perde le tasse sulla parte di pensione non più 
corrisposta. 
Al miliardo di Di Maio mancherebbe uno zero. 
L’unica 
possibilità di arrivare a quella cifra, conclude Patriarca, è abbassare 
la soglia delle pensioni d’oro da 5 a 4 mila euro netti.
 Ma poi anche 
con un miliardo, ci si dovrebbe limitare ad alzare di 150 euro al mese 
(da 630 a 780 euro) la pensione di sole 500 mila persone.
. 
Videmus nunc per speculum in enigmate. Un diario di navigazione nei mari (perigliosi) dell'informazione economico-finanziaria. Oltre i luoghi comuni e gli errori, oltre la dissimulazione e la censura, oltre i BLUFF(s) e le tifoserie. E' un Blog ("passionalmente") razionale&pragmatico di "filosofia macro-socio-economica" (il trading c'entra solo "incidentalmente"...o forse no...)
