martedì 24 gennaio 2017

Eddaiii blocchiamo anche la "sharing economy"! (il triste caso dell'home restaurant)

Guardate...ve la faccio breve perchè ho cose più importanti da fare...tanto ormai sono discorsi inutili.
In FallitaGlia con economia in declino, total tax rate da record quasi al 65% e burocrazia sempre più allucinante
manco un po' di "sharing economy"...
che subito ti arrivano
una legge (non solo idiota ma quasi sempre fatta pure male), una serie di limitazioni spesso esiziali, una tassa extra, un qualche balzello...e ciao ciao al nuovo filone che si poteva cavalcare.
E così dopo il blocco di Uber che faceva generare un po' di ricchezza ai disoccupati che adesso sono tornati a girarsi i pollici...
vedi il mio post: UBER bloccato grazie alla vs. FallitaGlia Feudale...Contenti??!
ecco la legge per limitare "l'home restaurant" così anche le casalinghe che arrotondavano un po' il budget familiare possono smettere di generare quel po' ricchezza.
E tra un po' ti bloccheranno anche Airbnb, scommettiamo?
La "sharing economy" ha delle potenzialità enormi ed offre possibilità di creare valore laddove prima non c'era...
ma in FallitaGlia come al solito invece di cavalcarla al meglio ci mettiamo una bella PALLA AL PIEDE.

Io non commento più altrimenti farei un post solo di insulti e bestemmie...
dunque passo la parola ad una bella analisi da "The Fielder" (una delle rarissime fonti d'informazione liberali in Italia).
Solo una cosetta:
non sapevo che l'ideuzza di legge (idiota) fosse venuta al M5S...cioè quelli che, se ben ricordo, la smenano con la Rete, le rivoluzioni dal basso, le nuove opportunità date dal web, la sharing economy (appunto...) etc etc
In realtà come vi ripeto da tempo M5S è diventata ormai solo un'altra via del Declino come tutte le altre opzioni politiche oggi votabili...anzi...per certi versi pure peggiore/più cialtrona di altre.
Al di là della fuffa di marketing, in realtà la maggioranza dei grillini sono.......................
.

statalisti duri&puri in stile fotocopia del Piddi, non hanno nessuno slancio di innovazione, nessuna nuova visione, quasi su tutto hanno modelli conservatori anni 70 (ormai insostenibili) ed in più sono ignoranti di economia forse persino di più degli altri partiti.
Il delicato tocco pseudo-ecologista inserito nella legge = dare priorità assoluta ai prodotti KM0 poi è squisitamente taliban-grillino, ci scommetto... ;-)
Insomma il primo che mi viene ancora a dire che M5S è l'unica salvezza del Paese....come minimo lo mando a FARE IN CULO!

FallitaGlia si merita in pieno il suo Declino ed il Default sempre più prossimo....
e spero solo che siano di violenza inaudita
perchè un popolo di italopitechi arretrati, non adattivi, clientes di un sistema fallito, dissociati dalla realtà e deformati mentali (sapete infatti quanti diranno che la limitazione dell'home restaurant è buona&giusta?)
si merita tanti di quei ceffoni dalla realtà che la metà basta = stanno già arrivando con 35 anni di Declino...e ne arriveranno ancora tanti sempre più forti...
ma purtroppo nemmeno serviranno come sveglia
ma solo a far aumentare il livello di dissociazione dalla realtà e di ricerca di soluzioni fantasy di salvezza.
#ITALIALTROVE
#NOHOPEFORTHISITALY
#BUONAPROSECUZIONEdiDECLINO
#VERSOLABANCAROTTA
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A proposito di fonti indipendenti di informazione...
ma Veramente non hai ancora letto
il Manuale Wiki-Blog 
(ed un po' Wikileaks)
= Una Guida ragionata all'informazione indipendente di economia&finanza della rete...
??????????
Ecco qui cos'è 
e come ottenerlo
http://www.ilgrandebluff.info/2016/10/il-manuale-wiki-blog-e-prontoooooo.html

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Home restaurant: continua l’avanzata dello Stato nella sharing economy
da The Fielder
La nuova legge sugli home restaurant, regolamentando il fenomeno, provocherà soltanto una perdita a livello economico e un ulteriore danno ai consumatori.

Nuntio vobis gaudium magnum: abbiamo una nuova legge.
Con 326 sì, la Camera dei Deputati ha dato il primo via libera alla legge sulla regolamentazione del fenomeno denominato «home restaurant», condannando a morte per l’ennesima volta un settore della Sharing Economy.
Di che si tratta?
I padroni di casa, attraverso siti e app (come l’italiana Gnammo), invitano gli altri iscritti a cenare a casa loro, spesso proponendo menù esotici e variegati.
Naturalmente, a fronte dei costi della spesa e dell’ospitalità, i padroni di casa fissano un prezzo.
E se i ricavi superano i costi, si genera profitto.
Profitto che lo Stato italiano, come nella sua migliore tradizione illiberale, non vuole farsi scappare.
Ecco, allora, che il M5S porta il tema in Commissione Attività Produttive, e trova subito l’appoggio delle forze di maggioranza, che permette alla legge di superare il primo ostacolo (solo Conservatori e Riformisti e Lega hanno votato contro).
Naturalmente chi si occupa di diritto esulta: «Ora l’home food ha regole chiare, è stato riconosciuto».
Già, perché nella più profonda tradizione positivista, in Italia c’è la convinzione che se qualcosa non è strettamente regolato e sancito dalla legge, non può esistere.
Dietro al disegno di legge, oltre alle manie positiviste dei parlamentari, c’è anche la lobby dei ristoratori che, convinti di avere il monopolio dei pasti a pagamento, da tempo chiedevano a gran voce una legge sul settore.
La legge sull’home restaurant prevede un massimo di 500 coperti (poco più di uno al giorno!) e un guadagno non superiore a 5000 euro l’anno, imponendo quindi per legge una tariffa media di 10 euro a coperto, con buona pace di chi per una cena a base di pesce ne chiede il doppio.
La legge proibisce poi il pagamento in loco
: questo può essere effettuato solo attraverso sistemi elettronici, per essere tracciabile.
Tra le altre cose specifica di dare la priorità a prodotti a km0, penalizzando di chi vuole, ad esempio, organizzare una cena messicana.
La norma impedisce di accoppiare l’attività di home restaurant con quella di piattaforme come AirBnB, cosicché se un consumatore volesse passare la notte nella stessa casa in cui ha cenato, avendo magari alzato un po’ troppo il gomito, non può farlo.
Deve mettersi in viaggio e rischiare di causare incidenti o farsi ritirare macchina e patente dalle forze dell’ordine.
Pur essendo chiaramente un’occupazione saltuaria, gli chef social sono tenuti, secondo la legge a comunicare al comune competente la segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), pena una multa da 1.000 a 10.000 euro e la cessazione dell’attività.
A questo proposito la legge non specifica, rimandando al Ministero dell’Economia e delle Finanze e al Ministero dello Sviluppo Economico, chi sarebbero i soggetti che dovrebbero svolgere le operazioni di controllo.
La questione relativa alle operazioni di controllo nei confronti delle attività di home restaurant, fa sorgere una domanda spontanea: i partecipanti alla cena, e soprattutto i padroni di casa, devono aspettarsi l’arrivo a sorpresa delle forze dell’ordine ad interrompere il pasto per garantire che sia tutto nella norma?
Oltre a sembrare ridicolo, questo conferma la scarsa importanza data dalla politica italiana alla proprietà privata, che sarebbe violata ogni qual volta fa comodo agli ispettori.
Naturalmente, l’approvazione alla Camera di questa legge ha scatenato la rabbia dei ristoratori casalinghi.
Imponendo limitazioni, divieti, vincoli e restrizioni rispetto a un modo con il quale alcuni italiani cercano di migliorare la propria condizione, contribuendo a muovere un’economia asfittica come la nostra, la legge impedirà moltissime opportunità.
Lo si capisce guardando i dati elaborati da Confesercenti per il 2014: fatturato complessivo annuale di 7,2 milioni di euro, 7mila cuochi social, oltre 37mila pasti, circa 300mila persone coinvolte, e incasso medio per pasto pari a 194€.
Forse, però, c’è un modo per evitare di sottostare alle imposizioni sancite da questa legge.
Infatti, l’art. 4, comma 1, recita «Le disposizioni della presente legge non si applicano alle attività non rivolte al pubblico o comunque svolte da persone unite da vincoli di parentela o di amicizia, che costituiscono attività libere e non soggette a procedura amministrativa».
Basterebbe quindi la partecipazione di un conoscente del proprietario di casa, per eludere l’effetto della legge.
Escamotage a parte, questo ennesimo tentativo di codificazione degli scambi tra individui porta a riflettere su una questione di carattere più generale: la legittimità dell’interferenza politica negli atti di cooperazione volontaria.
L’atteggiamento interventista è tipico di tutti i governi di tutte le epoche, ma è specialmente nel secondo dopoguerra che è cresciuto in modo spropositato, in termini di tassazione, spesa pubblica e regolamentazione.
I governi democratici (o meglio social-democratici) occidentali si sono autolegittimati proclamando la necessità di uno Stato forte, interventista, sociale per ovviare a sempre più problemi (spesso creati dall’interventismo stesso).
Alla legittimazione autoreferenziale si è aggiunta quella popolare, che con il voto e l’obbedienza a norme sempre più stringenti e illiberali, ha sancito il trionfo del positivismo giuridico e del legalismo.
Sono troppi coloro che pensano che se qualcosa è legale, allora è anche giusto e legittimo, e viceversa.
Sono troppi coloro che chiedono una legge per risolvere problemi personali, lavorativi ed economici.
Dal punto di vista libertario, la società, le persone, le proprietà preesistono alle leggi.
La missione del diritto dovrebbe essere quella di far rispettare la proprietà, ma questo ennesimo tentativo di codificare con regole scritte, intrise di limiti e proibizioni, gli scambi tra individui, dimostra come il diritto abbia perso la missione originaria (potremmo dire naturale), per soddisfare solo più interessi di parte, a spese della società.
Alla luce di questa incertezza del diritto, sempre meno persone vorranno e potranno intraprendere una nuova attività economica.
Il principio, illiberale, alla base di questa iper-regolamentazione è sempre lo stesso: prendere legislativamente agli uni per dare agli altri (in questo caso, togliere opportunità alle persone comuni, per dare più sicurezza ai ristoratori).
Ecco perché, nella società odierna, la dottrina libertaria suscita diffidenza: a causa della sua estrema semplicità si limita, nella sua versione moderata (miniarchismo), a domandare alla legge la sicurezza (e null’altro) per tutti.
Si fa fatica a credere che lo Stato possa essere ridotto a tali dimensioni.
Il positivismo, è bene ricordarlo, agisce sempre tramite l’autorità e la coercizione.
Allo stesso modo dei tributi e della spesa pubblica, le regolamentazioni (non interne al mercato, ma decise arbitrariamente da agenti esterni) provocano una perdita a livello economico: impediscono transazioni vantaggiose tra individui, frenando così la crescita del benessere collettivo.
In tanti accetteranno anche questa legge (se dovesse essere approvata), senza opporre resistenza.
Arriverà un giorno, forse neanche troppo lontano, in cui per invitare gli amici alla propria festa di compleanno si dovrà dare comunicazione alla questura.
di Davide Maramotti
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