mercoledì 30 maggio 2012

Vicina la battaglia decisiva per il futuro dell'euro, come dimostra l'inizio della fuga di capitali da Eurolandia

Mentre in Italia le aste dei Stronz-Buy-BTP sono andate malissimo....
con Tassi d'interesse tornati a livelli "Berlusconiani"...
Italian BTP Auction Results
-Italy sells EUR 3.391bln 4.75% Jun’17 BTPs, bid/cover 1.352 (yield 5.66%) – Highest yield since December
-Italy sells EUR 2.341bln 5.50% Sept’22 BTPs, bid/cover 1.395, Prev. 1.48 (yield 6.03%, Prev. 5.840%) – Highest yield since January
Leggi: Verso la Bancarotta: Asta sui BTP un Bagno di sangue, Spread e Tassi a Livello di Berlusconi (il peggiore)

e mentre continuano le FUGHE verso altri lidi....
Emorragia dai conti correnti italiani: spariscono 200 mld di euro
Emorragia dai conti correnti italiani: spariscono 200 mld di euro
Cifre ufficiali di Bankitalia.
Spaventati dalla crisi, gli italiani stanno spostando grandi somme di denaro dalle banche nazionali verso il Nord dell'Europa.
Solo a marzo, deflusso di 274 miliardi di euro. ....
Ormai ci conviene tenerci sintonizzati TUTTI I SANTI GIORNI
su uno dei Safe Haven Relativi che geograficamente è più vicino a noi...

Meglio avere sempre gli occhi puntati su una delle "Uscite di Sicurezza"
che ci siamo approntati (ma non è l'unica....)

Semprechè uno non si sia fatto imbambolare dalla Casta dei Bancari Italioti e dal loro nazional-populismo che assegna tutte le colpe alla "Cattifa Cermania", al complotto pluto-massonico-anglo-americano, alla piaga della siccità e delle cavallette...

Sì sì vabbè....
sono tutti tanto tanto "cattifi" con noi....
ma intanto vediamo di essere PRAGMATICI
e di giocarci tutte le carte possibili per salvarci il culetto...;-)
Euro: Spagna la prossima vittima
Ticino News
Vicina la battaglia decisiva per il futuro dell'euro, come dimostra l'inizio della fuga di capitali da Eurolandia
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Tutti discutono della possibile uscita della Grecia dall’euro, ma il rischio maggiore per la moneta unica europea sta a Madrid. Infatti i sondaggi cominciano a segnalare che l’elettorato greco starebbe lentamente piegandosi alla paura di una uscita rovinosa dall’Unione monetaria europea. Infatti sembra che i partiti che hanno firmato il memorandum di intesa con la troika (Bce, UE, FMI) per la ristrutturazione del debito del Paese ellenico siano in risalita e che Nuova Democrazia potrebbe rivelarsi ancora il partito maggiore, che quindi potrebbe beneficiare di un consistente premio di maggioranza (per l’esattezza 50 deputati). Sembra dunque dalle urne il prossimo 17 giugno potrebbe uscire una maggioranza politica simile a quella che ha sostenuto il governo tecnico di Papademos.

Anche se ciò non fosse, è molto probabile che Bruxelles farebbe di tutto per scongiurare l’uscita della Grecia dall’euro. Il motivo è semplice: gli avvenimenti degli ultimi giorni hanno confermato che un tale evento non sarebbe traumatico solo per la Grecia, ma per l’intera Eurolandia. L’effetto contagio rischierebbe di travolgere Spagna ed Italia e inoltre il peso dei debiti greci che grava ancora sulle spalle delle banche europee, ed in particolare di quelle spagnole, potrebbe innescare una grave crisi bancaria. Già si moltiplicano i segnali di una consistente fuga di capitali dai Paesi deboli dell’euro. I protagonisti non sarebbero i detentori di grandi fortune, ma i piccoli e medi risparmiatori. Questo è un segnale chiaro e inequivocabile che la crisi è prossima a raggiungere un punto di non ritorno.

Un’uscita della Grecia dall’euro metterebbe fine al carattere di irrevocabilità dell’Unione monetaria europea. Nessuno pensa che la Louisiana possa uscire dal dollaro o il Ticino dal franco. Quindi, rotto questo tabù, si aprirebbe immediatamente il gioco per scommettere su quale sarà il Paese che seguirà le orme della Grecia. Oltre a Portogallo ed Irlanda, che già beneficiano degli aiuti del Fondo Salva-Stati, il principale candidato appare la Spagna. Il Governo spagnolo ha infatti dovuto ricapitalizzare Bankia, il secondo gruppo bancario del Paese, e ben presto dovrà ricapitalizzare altre banche iberiche schiacciate da sofferenze bancarie che superano i 260 miliardi di euro, circa un quarto del PIL del Paese iberico.

Per ricapitalizzare Bankia, Madrid verserà 19 miliardi di euro. Ma dove troverà questi fondi il Governo spagnolo? E’ questa la domanda principale da porsi, anche perché per Madrid il ricorso al mercato dei capitali è sempre più oneroso: i rendimenti dei titoli a dieci anni sfiorano il 7% e lo spread rispetto ai Bund tedesco supera ampiamente i 500 punti base. Ma c’è di più. Il peso finanziario di questa ricapitalizzazione toglierebbe ogni illusione sulla possibilità di Madrid di centrare gli obiettivi (già molto ambiziosi) di risanamento dei conti pubblici concordati con Bruxelles. Non sorprende quindi che circolino strane ipotesi di soluzione, come quella riportata dal Financial Times, secondo cui Madrid non verserebbe a Bankia capitale fresco, ma 19 miliardi di titoli statali spagnoli che consentirebbero a Bankia di darli alla Banca centrale europea ottenendo effettivamente 19 miliardi di euro.

Insomma, la ricapitalizzazione avverrebbe tramite uno scambio tra obbligazioni spagnole e liquidità offerta in cambio dalla Bce. In pratica, Madrid sta chiaramente dicendo che ce la fa e che ha bisogno di un aiuto da parte del Fondo Salva-Stati e dell’FMI. Se la crisi delle banche spagnole non bastasse, vi è il confronto sempre più acceso tra regioni e Governo centrale. La Catalogna, che rappresenta circa un quinto del PIL spagnolo, ha infatti chiesto aiuto a Madrid, poiché non riesce più ad avere la liquidità necessaria per continuare ad operare. Insomma anche la Spagna entrerà nel reparto di cure intense preparato dall’Europa. E il prossimo nella lista (è evidente) sarà l’Italia.

Alla luce di questa situazione fanno sorridere i discorsi sulla crescita che circolano attualmente in Europa. Per riprendere a crescere, alle economie dei Paesi deboli non bastano gli Eurobond e un piano di investimenti infrastrutturali. Per crescere dovrebbero invece alleggerire la pressione fiscale e varare importati investimenti pubblici. Ciò non è assolutamente possibile all’interno dell’attuale contesto dell’euro sia che ci siano gli Eurobond sia che non ci siano. L’unica via sarebbe dunque dire addio alle politiche di austerità, ma ciò non è possibile. Ma senza crescita non vi è alcuna possibilità di uscire dalla crisi. Quindi è il gatto che si morde la coda. Tutto ciò induce a ritenere che la spaccatura dell’euro è ineluttabile, ma che i suoi tempi dipenderanno dai nuovi cerotti che verranno escogitati per cercare di guadagnare tempo. Forse anche con l’obiettivo di giungere almeno fino a novembre per non rovinare le possibilità di rielezione del Presidente americano Obama.