domenica 12 aprile 2020

La Pasqua ai tempi del lockdown

In questa strana Pasqua ai tempi del lockdown
ho pensato di condividere con voi il tema di mia figlia che frequenta la II liceo:
ha meritato il massimo dei voti
ed è stato pubblicato sul "giornalino" della scuola.
Non aggiungo altro, se no mi commuovo e mi metto a frignare.... ;-)


Riflessione personale sul Coronavirus

Il Coronavirus, giunto ormai in Italia da un mese circa, ha messo alla prova la società mettendone in risalto i suoi peggiori aspetti, come il panico di massa, l’odio, la paura, la diffidenza verso chi ti sta intorno e il pessimismo, ma anche aspetti positivi, ad esempio la creatività e l’adattarsi alla situazione.

Nella zona di Torino di San Salvario, ad esempio, molte persone si sono affacciate dalle finestre e dai balconi a cantare e a suonare insieme nonostante la situazione.
Alcuni li hanno criticati, come se stessero prendendo alla leggera la situazione, ma a mio parere hanno semplicemente trovato un modo per passare il tempo, cercando di stare insieme pur se ognuno da casa propria.

La tecnologia di oggi ci permette azioni impensabili fino a non molti anni fa, come i messaggi, le video chiamate grazie alle quali possiamo vedere e parlare direttamente con chi vogliamo o la possibilità di mandare foto e video a chiunque in pochi istanti.
Spesso gli adulti dicono che stiamo troppo attaccati al cellulare, quasi sostituendo la vita vera, ma ora che l’unico modo per comunicare è usare la tecnologia io non credo di essere l’unica a poter affermare fermamente che butterebbe via telefono e computer all’istante pur di vedere qualcuno per davvero.
A me personalmente manca in modo smisurato il contatto fisico con gli amici o con le persone in generale, ci sono veramente troppe cose che nessun oggetto sarà mai in grado di sostituire.

Guardare negli occhi qualcuno e vederli brillare tanto da volerci sprofondare dentro, sentirne la risata in modo nitido, dare un abbraccio, una pacca sulla spalla, buttarsi sul divano ridendo e guardare un film commentandolo, mangiare insieme e un’infinità di altre cose che non saranno mai sostituite da nulla, perché belle solo se vissute davvero.

Ricordo con tanta nostalgia...........................
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l’ultima serata passata a casa di amici, ho sempre pensato che non facevamo mai nulla di speciale, eppure ora quel “nulla” è più speciale che mai.

È in questi momenti che realizzi che “casa” non è solo un edificio, ma sono anche le persone con cui stai, forse soprattutto loro, il calore che ti danno e che puoi percepire nell’atmosfera.
Io amo la mia casa e la mia camera, così come i miei genitori, ma sento freddo, un freddo che mi circonda e mi entra dentro, così protendo le braccia pensando ci possa essere qualcuno ma le sento circondare me stessa, perché ci sono solo io.

Per questo motivo ho scritto una lettera ad una persona a cui tengo molto, per far sì che avesse qualcosa di mio da tenere e da conservare.
Le lettere hanno un grande fascino che si è ormai perso nel tempo a causa di tutti gli strumenti precedentemente citati, eppure è stato veramente un’esperienza bellissima scriverne e mandarne una.
È quasi strano parlarne come se fosse una cosa straordinaria, in fondo solo i nostri genitori hanno comunicato con quelle e con i primi telefoni da giovani.
Mi è venuta in mente questa idea anche perché insieme a mia cugina avevamo ritrovato delle lettere dei nostri genitori, e a me personalmente piacerebbe ritrovare delle lettere di quando ero giovane un giorno, e non una chiavetta usb.
Non credo sia necessario dire che l’emozione di sapere che la lettera era arrivata è stata imparagonabile al vedere un messaggio wapps consegnato.
Dentro ci ho messo un paio di pagine scritte, qualche foto e tutto l’affetto che non posso dare in questi giorni.

Forse questa quarantena aiuta anche a sviluppare nuove idee, a riflettere su se stessi e sugli altri.

Io sono giunta alla conclusione che non si può stare soli.
Forse può sembrare banale, ma non ci sono molte occasioni per pensarci davvero, raramente capitano situazioni come questa, e ovviamente è un bene, ma è dalle situazioni difficili e dolorose che si impara di più, credo quindi che sia un insegnamento per tutti.

Ho patito molto questa situazione inizialmente, non che ora mi diverta, ma ho capito che disperarsi non porterà a nessuna conclusione, così ho trovato qualcosa da fare, come dipingere dei girasoli sulle ante della finestra, imparare qualcosa di nuovo alla chitarra e migliorare dato che sono agli inizi, pitturare di una vecchia cassettiera, ed è una bella sensazione.
Quando ero alla finestra a dipingere fiori con la musica ed il sole che tramontava dietro le montagne illuminandomi, ho sentito come un soffio di vento che ha risvegliato quel qualcosa che pareva essere morto in me e che mi trascinava sempre a letto a non far nulla, ed oltre al sentirmi libera ho anche riflettuto su quanto dobbiamo essere grati ai medici, agli infermieri e a tutti coloro che stanno rischiando per salvare il maggior numero possibile di persone.
A volte mi sento in imbarazzo a lamentarmi per quel che mi fa stare male se penso a cosa passano invece certe persone, però sostengo anche che la percezione di un problema è personale e dipende da persona a persona, perciò non credo sia sbagliato preoccuparsi per ciò che considero faccia soffrire me, come il sentire le mura di questa casa così strette intorno a me.

Non so cosa cambierà a livello umano dopo il passaggio di questo virus, so che l’economia sarà danneggiata e che prima di tornare alla normalità ci vorrà del tempo, però non so se tra le persone ci sarà più affetto o più odio, o magari semplice indifferenza.
Tutti accusano tutti di avere una qualche colpa, di essere usciti, non usciti, di essere stati a più o meno di un metro di distanza da qualcuno, ma non vedo il senso nell’odiare, ormai ciò che è successo è successo e non si può cambiare sicuramente accusando gli altri, a volte in modo anche ingiustificato.

Posso dire che io personalmente credo sarò più affettuosa con le persone a cui tengo, perché le ho sempre avute accanto, dandole per scontate, non dando troppo peso a quell’abbraccio che ho dato ad una mia amica o al cinque che ho battuto a quell’altro mio amico, ma ora che non li ho posso accorgermi di quanto fossero importanti, perché tanto è sempre così: non si è grati per ciò che si ha finché non lo si ha più, è allora che ti accorgi di quanto valore avesse.

Sono una persona piuttosto pigra, perciò non pensavo avrei avuto così tanti problemi, eppure mi sono accorta che sul foglio dove ho segnato i giorni della quarantena essi sono "crocettati" con un tratto sempre più calcato ed irritato, perché sono tutti uguali, non c’è un giorno in cui vedo un’amica e uno in cui esco con il mio ragazzo, uno in cui perdo o prendo il pullman, uno in cui predo il toast o la pizza al bar, c’è un unico lunghissimo giorno in cui mi sveglio e sono qui, e basta.

Nonostante tutto, spero di uscire da questa situazione, io come tutti, avendo imparato qualcosa e dando più valore a quei gesti che pur se piccoli insieme riempiono le nostre vite.

Sara
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