venerdì 21 febbraio 2014

Sì sì va bene...lo farò anche io un post sulla PATRIMONIALE...

Sì sì va bene...
prima o poi lo farò anche io un post sulla PATRIMONIALE...
spiegandovi le varie implicazioni di un possibile SALASSO da 400 miliardi in stile Barca che si confessa al finto Vendola alla Zanzara (per fortuna che poi ha rifiutato di fare il ministro dell'economia...)
od in stile Profumo...Modiano...Passera...Savona...Camusso
etc etc etc
E vi posso assicurare che le conseguenze di un eventuale SALASSO di tale portata
colpirebbero pesantemente anche la generazione 5000 euro sul c/c tantoamechemmenefotte che non c'ho una lira...

Nel frattempo vi lascio a tre articoli DA LEGGERE
in merito a sta benedetta Patrimoniale Straordinaria che ci pende sempre più sul capo come la Spada di Damocle...
Ed ho detto "straordinaria"...
perchè di mini-patrimoniali continuative, se non ve ne foste accorti, ne abbiamo già a pacchi...
tipo la ramazzata dell'imposta di bollo sul dossier titoli salita al 2 per mille, oppure la cara cara IMU e tanti tanti altri balzelli vari ed assortiti...

Ecco qui e fatevi una cultura (si fa per dire...)

Dal Blog Finanza&Lambrusco

Vieni avanti patrimoniale
Scritto da Dario Caselli • 

Grazie alla telefonate del falso Nichi Vendola all’ex ministro Barca, abbiamo saputo diverse cose, che dietro Renzi si agita come sempre l’ombra della tessera numero uno del PD, Carlo De Benedetti, che, come Berlusconi cura i suoi affari, senza metterci la faccia, ma soprattutto è riemerso il tormentone della patrimoniale, sostenuta oltre che dal solito De Benedetti, dalla Camusso e dai ricchi sponsor di Renzi, come i banchieri Profumo e Modiano o il finanziere Cayman, Davide Serra.
Ora se le ragioni della Cgil sono comprensibili, l’idea è di vivere tutti meglio fin che si può, per vivere poi tutti come si può, lo slancio dei ricchi si può spiegare in due modi: avendo molto danaro se ne fregano, oppure il loro danaro, come molte loro società, ha sede all’estero. 
Per chiarezza la patrimoniale del due per mille esiste già, si dirà: è poca cosa, ma è una tassa ulteriore su patrimoni già tassati all’atto della loro formazione. 
La patrimoniale è come un aumento di capitale per un’ azienda indebitata, è efficace solo se i conti sono in pareggio, allora serve per abbattere il debito, ma lo Stato italiano è ancora in perdita e sarebbe etico, oltre che contabilmente corretto, che prima di imporre nuove tasse, mettesse in ordine i suoi conti e soprattutto i suoi sprechi.................................

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Per avere effetto sul debito italiano, i patrimoni andrebbero tassati almeno del 6%, ciò porterebbe il rapporto debito-pil al 100%, dall’attuale 130%, ma se si escludono gli immobili già molto tassati, il prelievo dovrebbe essere del 10%, per esempio 100.000 euro su un milione. 
Come si vede, un gigantesco salasso di ricchezza, che innescherebbe occultamento e fuga dei capitale, nonché un colossale impoverimento, perché se chi ha un milione ne risente, chi possiede 100.000 euro e ne deve pagare 10.000, ne risente ancora di più. 
Soprattutto ora che quel denaro fa da ammortizzatore sociale a chi perde il lavoro o non lo trova. 
Le famiglie sono le vere banche!
Per non parlare del grande esercito del lavoro autonomo, che non ha altra tutela dei propri risparmi.
Diverso il caso dell’aumento delle tasse sulle rendite finanziarie oggi al 20%, ma per avere effetto occorrerebbe aumentare la tassa, oggi al 12,5%, sui titoli di Stato, però in quel caso sarebbe una partita di giro, l’aumento delle tasse sarebbe compensato dall’aumento delle cedole. 
Torniamo al punto: uno Stato ladro, sprecone e corrotto non ha titoli morali, né contabili per mettere una patrimoniale.

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Dal Blog Phastidio
Il Piano P ed il segreto di Pulcinella
Tuesday, 18 February, 2014

Ha suscitato scalpore l’affermazione di Fabrizio Barca, proferita durante lo scambio telefonico con un finto Nichi Vendola prezzolato dalla Zanzara, sulla “patrimoniale da 400 miliardi“, così come nei giorni scorsi era accaduto con l’emersione del “programma” 2011 di Corrado Passera per un improbabile “piano di crescita sostenibile per l’Italia”, con un prelievo patrimoniale straordinario di 85 miliardi. Stupore piuttosto naïf, invero.
Eppure, è tutto così terribilmente banale
Quando un paese smette di crescere, il suo rapporto di indebitamento, soprattutto se già elevato, finisce col diventare rapidamente insostenibile (ricordate la regoletta?). 
Motivo per cui occorre pensare a manovre di finanza pubblica straordinaria per abbatterlo. 
Tutto qui. 
La battuta di Barca sui 400 miliardi si riferisce a circa il 20% dello stock del nostro debito pubblico.
 Anche altre elaborazioni, come il tentativo (in atto da tempo) di Paolo Savona di mettersi il cappellino di financial engineer in chief, con proposte che evolvono col passare del tempo, ed ora vengono pure ibridate con altre levate d’ingegno partorite in tribuna d’onore dello stadio Franchi di Firenze, hanno la stessa “logica”.
Persino Grillo va nella stessa direzione, col suo piano per un default accelerato che salvi gli italiani “dalle banche tedesche e spagnole” tagliando loro le gonadi. A Roma e dintorni questa cosa la sanno tutti, dai grandi strateghi ai leaderini sino ai  peones.
 Il fatto che ora il povero Passera tenti pateticamente di rifarsi una verginità, a pochi giorni dalla presentazione del suo “movimento”, parlando di una sorta di opportunità che oggi non è più tale, non cambia di una virgola i termini della questione.
In caso la situazione precipiti, per gli italiani è pronto un bel corralito sui risparmi.
Il problema è la distribuzione del possesso di titoli di stato.
Quelli in mano a non residenti non possono subire un haircut, per evidenti motivi.
Lo stesso dicasi per quelli in mano al sistema bancario nazionale perché, se ciò accadesse, molti istituti dovrebbero essere nazionalizzati un minuto dopo.
Allo stesso modo, il possesso diretto di titoli di stato da parte delle famiglie è piuttosto esiguo. Resterebbero, quindi, le posizioni contenute nei fondi comuni d’investimento e nei fondi pensione.
 Non sarebbe comunque una passeggiata di salute.
Per questo motivo, in assenza di stabilizzazione ed inversione di tendenza del rapporto debito-Pil, restano da percorrere un paio di strade:
finte privatizzazioni (ma effettive cessioni di potere monopolistico, come nel caso di Poste Italiane), ed aumento dell’imposizione sui risparmi.
Per il momento questa è la strada prescelta, che è anche quella meno traumatica, in senso relativo.
Ma se la situazione precipitasse, non resterebbero alternative ad amputazioni patrimoniali dirette.
Tutto ciò premesso, avremmo un solo auspicio e desiderio.
Che durante i talk politici televisivi la si piantasse, una volta per tutte, con domande da tontoloni de sinistra all’ospite di turno del tipo: “ma lei quindi sarebbe favorevole ad una patrimoniale straordinaria?”, a fini di tassonomia progressista dell’ospite medesimo.
Il motivo è presto detto: ogni progressista di sdegno vibrante dovrebbe ficcarsi nella scatoletta cranica che la patrimoniale terminologicamente pornografica (“a botta secca”) non servirebbe a pagare improbabili redditi di cittadinanza ed altre fiabe di welfare, ma solo a ridurre lo stock di debito.
Che dite, riuscite ad afferrare il concetto, una buona volta?
Provateci, almeno.

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E dal Blog Vincitori&Vinti
Vi premetto che questo post non ha alcun merito, se non quello di elencare tutti gli annunci favorevoli all'introduzione ulteriori imposte patrimoniali che si sono susseguiti in questo periodo, o di qualche altra forma di aggressione dei risparmi.
Qualche settimana fa,  Jens Weidmann, capo della Bundesbank,   ha dichiarato che: "una tassa sui capitali corrisponderebbe al principio della responsabilità nazionale, in base al quale i contribuenti sono responsabili delle obbligazioni del proprio Paese prima che venga richiesta la solidarietà internazionale". Fonte  
Come ci riporta l'ottimo sito VOCI DALL'ESTERO,  la stessa Bundesbak, nel mese di gennaio, nel suo consueto Montly Report offrì un quadro molto dettagliato (e inquietante) sulla proposta di una patrimoniale da applicarsi nei paesi periferici per ridurre il debito pubblico, dato il loro elevato livello di ricchezza privata. Nel report non mancano i suggerimenti su come far passare al meglio questa pericolosa misura, presentandola come una redistribuzione di ricchezza interna, e  sulla rapidità necessaria per il successo dell'operazione. QUI, grazie all'impagabile lavoro di VOCI DALL'ESTERO, potete trovare la traduzione di un estratto del Montly Report della Bundesnak
Personalmente, trovo che l'idea di Weidmann abbia del paradossale. Soprattutto se si considera che questo appello è rivolto ad un paese sovrano (si fa per dire), l'Italia, che, nonostante la crisi, si è dissanguato per finanziare i salvataggi degli altri paesi (banche comprese) assumendo garanzie e concedendo aiuti finanziari per oltre 55 miliardi di euro. Si, avete capito bene: 55 miliardi di euro. Mentre voi fate la colletta per comprare la carta igienica per la scuola dei vostri figli. Qualsiasi governo, degno di chiamarsi tale, si sarebbe risentito fortemente per le parole espresse da Weidmann. Ma si sa, a proposito dei nostri governanti, non è che ci sia granché da aggiungere. Andiamo oltre.
Qualche tempo prima  era stata la volta del  Fondo Monetario Internazionale che, nel consueto Fiscal Monitor  rilanciò  l'ipotesi di un prelievo straordinario del 10% sul patrimonio delle famiglie. Insomma, non un'istituzione qualunque. 
Scrive il Fmi, a pagina 49 del FM,  "il netto deterioramento delle finanze pubbliche in molti Paesi ha riacceso l'interesse verso un "prelievo di capitale" - una tassa una tantum- sulla ricchezza privata, come misura eccezionale per ripristinare la sostenibilità del debito". Ovviamente, dopo qualche giorno, il FMI, resosi conto della cazzata scritta, aggiustò il tiro. Ma  il senso angosciante di quanto proposto rimane comunque scolpito sulla pietra. Fonte 
Ritornando ai tedeschi (qui la lista è lunga assai), nell'aprile dello scorso anno,  all'indomani del prelievo forzoso sui conti correnti Ciprioti, Schaeubble commentava così la pratica utilizzata a Cipro: "Cipro dovrebbe essere ''un modello'' per futuri salvataggi nell'eurozona e sarebbe necessario che i correntisti contribuiscano quando c'e' da salvare una banca". Fonte 
E anche in questo caso, sappiamo come è andata a finire la questione: il meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie che sta prendendo corpo nell'eurozona,  seppur con differenti peculiarità e  distinzioni, in buona sostanza, replica i principi posti in essere a Cipro.
Rimanendo nel contesto dell'eurozona, la scorsa settimana, sul rito della  Reuters è apparsa la notizia secondo la quale l'Unione Europea starebbe studiando i criteri e i veicoli giuridici idonei a "mobilitare" i risparmi di 500 milioni di cittadini europei per finanziare investimenti a lungo termine e rilanciare l'economia dal vuoto lasciato dal sistema bancario dopo la crisi finanziaria. Fonte 
Se si tratterà di un prestito forzoso e di qualche altra forma di finanziamento su base volontaria, al momento, non è dato saperlo. Ma fidarsi della nomenclatura politica europea appare impresa assai ardua, visto lo sfascio che hanno prodotto in mezzo continente. 
Abbandonando il fronte estero, concentrandosi su quello domestico, la lista dei personaggi del mondo politico ed economico è davvero sterminata. Così come lo sono anche le proposte, più o meno fattibili, avanzate dagli illustri propositori. Ci limitiamo a segnalare le più significative e degne di nota.
Qualche giorno indietro è emerso che l'ex Ministro Corrado Passera, ancor prima che diventasse ministro, nel retrobottega della banca di cui era numero uno, elaborò un piano di rilancio per l'Italia. Il piano, tra le altre cose, prevedeva un'imposta patrimoniale del 2% sulla ricchezza finanziaria e immobiliare degli italiani (escluse le prime case). Gettito stimato: 85 miliardi di euro, da pagare in 3 anni. Fonte 
Da segnalare che, la patrimoniale evocata da Passera, si proponeva -di concerto con altre misure- l'abbattimento del debito pubblico, confinandolo sotto al 100% del Pil. Peccato che, nel frattempo (dal 2011), il debito sia aumentato  di qualcosa come 200 miliardi di euro. Per dirla prosaicamente, una misura del genere, sarebbe equivalsa a buttare i soldi nel cesso.
Rimanendo nel mondo bancario, non deve affatto sorprendere se il numero uno di Unicredit, Ghizzoni, già un anno fa, all'indomani della "soluzione" cipriota, si era espresso favorevolmente alla confisca dei risparmi per salvare le banche. Fonte.
D'altra parte, è ormai noto lo stato di difficoltà di un buon numero di banche italiane, e non solo. Quindi, quale idea migliore che quella di espropriare i risparmi, compensando debiti con crediti?
Lo scorso dicembre, Nomisma (istituto di ricerca molto vicino a Romano Prodi, essendone stato il fondatore), ipotizzò l'introduzione  di una imposta patrimoniale del 10% sulla ricchezza finanziaria del 10% delle famiglie più ricche che, secondo l'istituto, deterrebbero una ricchezza finanziaria di circa 1130 miliardi di euro. Gettito stimato: 113 miliardi di euro, da corrispondere allo stato in quattro rate, dal 2014 al 2017. Fonte. Peccato che i numeri proposti dall'Istituto si scontrino con l'amara realtà, non fatalmente assai diversa da quella che si crede. E qui lo spettro è che un eventuale imposta patrimoniale sarebbe pagata anche dai piccoli risparmiatori.

La patrimoniale la vorrebbe anche l'ex Ministro Barca, che, nella telefonata con un finto Vendola di qualche giorno fa che sta facendo il giro della rete, ha affermato che la vorrebbe da 400 miliardi di euro. Noccioline, insomma. Fonte
Della stessa cifra l'avrebbe voluta anche Alessandro Profumo nel 2011 che, in un intervista rilasciata a quell'epoca al Corriere della Sera, ipotizzò una soluzione di questo genere. Fonte
Poi arriviamo a un vero e proprio esercito di personaggi che, a vario titolo, nelle forme e nei modi  più fantasiosi, si dicono favorevoli all'introduzione di una simile imposta e sono (cliccando sopra i rispettivi nomi potete trovare la relativa fonte):
la Camusso, Bersani, Fassina, Vendola, Renzi, Cuperlo, Modiano, Monorchio, Bonanni, Angeletti, Civati, D'Alema, Saccomanni, Bindi, Scaroni, Guerra e Serra. Chiaramente, oltre a questi, c'è una lista assai nutrita di altri personaggi minori: politici, economisti (o sedicenti tali) e altre personalità. Ma credo che, per non dormire sonni tranquilli, sia già sufficientemente ampio il materiale proposto.
Da  osservare che gli illustri personaggi sopra elencati (o buona parte di essi) con i rispettivi staff, segreterie e portaborse, sono tutti fortemente (e naturalmente) orientati ad esercitare influenze  sul prossimo Governo Renzi. Che possano esercitare qualche pressione in proposito? Non lo sappiamo. Ma se è vero che pensare male si commette peccato tante volte ci si azzecca.
Quindi, concludendo, la faranno una patrimoniale? Non lo sappiamo e, cautelativamente,  non possiamo di certo escluderlo. Credo che gli elementi ci siano tutti, o quasi. Anche in termini di sostenibilità delle finanze pubbliche, assai meno sostenibili di quanto lo fossero nel 2011. 
Se qualcosa non dovesse andare per il verso giusto nel prossimo futuro (minor crescita economica, fallimento di qualche banca medio grande ecc. ecc.) la possibilità che si giunga ad una soluzione di questo genere appare inevitabile, con tutto ciò che ne conseguirebbe.
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