sabato 27 gennaio 2018

La (mezza) bufala dell'1% di "Paperoni" ricco come il restante 99% del Mondo


Lo so...servirà a poco....
soprattutto in Italia dove la maggioranza catto-comunista-collettivista è stata condizionata ad avere un giudizio negativo nel confronto dei "ricchi" (persino mentre scrivo "ricchi" mi rendo conto dell'accezione automatica dispregiativa insita nel termine...), nel confronto della produzione di ricchezza, della competizione, della globalizzazione considerata non un bilancio di pro&contro ma il male assoluto etc etc
Però un po' di contro-informazione rispetto alle mezze bufale "parziali" e non contestualizzate che vi propinano su tutti i canali mass-media e che la massa ripete a pappagallo...beh lo ritengo un dovere della mia missione di blogger indipendente che va sempre oltre i luoghi comuni.

Tutti gli anni in contemporanea col mega summit del World economic forum di Davos,
se ne viene fuori la solita Oxfam con il solito pippone dell'1% di Paperoni che è colpevolmente ricco come il restante 99%...della diseguaglianza che aumenta per colpa della globalizzazione/del neoliberismo e piripì piripà...
Ma andiamo meglio a vedere la REALTA' delle cose, in modo non ideologico forzando ad arte le proprie tesi ma in modo più equilibrato/pragmatico.
Ecco qui una bella carrellata di contro-informazione per smontare certe bufale = fatevi una cultura (più equilibrata e meno ideologizzata).

Viva, viva, viva i 62 paperoni messi all’indice da Oxfam (col trucco)
“Sessantadue supermiliardari hanno accumulato la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone, la metà più povera della popolazione mondiale”: è questa la sintesi del comunicato stampa con cui la ong britannica....anche a questo giro, ha conquistato l’attenzione dei media globali prima del summit di Davos.
....E ogni anno bisogna spiegare che questo studio sulla disuguaglianza ha grossi limiti:
i dati usati da Oxfam misurano la “ricchezza netta”, ovvero attivi meno debiti.
Ciò vuol dire che tra i più poveri del mondo ci sono tutti quelli che hanno più debiti, ma avere debiti non significa di per sé essere poveri.
Altrimenti bisognerebbe considerare un contadino o un bambino africano che non hanno di che mangiare più ricchi di uno studente di Harvard o finanziere indebitati......

Ormai Oxfam ogni anno a ridosso del World economic forum riesce a occupare le prime pagine di tutti i giornali del mondo sparando dati un po’ così.............................
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“Sessantadue supermiliardari hanno accumulato la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone, la metà più povera della popolazione mondiale”: è questa la sintesi del comunicato stampa con cui la ong britannica, anche a questo giro, ha conquistato l’attenzione dei media globali prima del summit di Davos.
Vanno fatti i complimenti a Oxfam, come vanno fatti alle nostra associazioni di consumatori, per le capacità con cui riescono a far passare come serie le proprie statistiche.
Ma i media dovrebbero essere altrettanto bravi ad annusare le bufale e a capire cosa significano quei numeri.
Oxfam non fa altro che rielaborare i dati del Global Wealth Databook di Credit Suisse che riguardano la ricchezza globale netta, ovvero gli attivi meno i debiti. Ciò vuol dire che i più poveri tra i poveri sono coloro che hanno molti debiti.
Ma avere debiti non significa affatto essere poveri.
Anzi, come sanno tutti coloro a cui nessuno concede mutui o prestiti, bisogna essere ricchi per avere molti debiti, in genere si fa credito solo a chi ha la prospettiva di fare soldi e ripagare il prestito. Usando il criterio della ricchezza netta,
Oxfam inserisce in fondo alla classifica persone molto ricche e indebitate: così i più poveri del mondo non saranno gli abitanti delle favelas o di qualche baraccopoli africana, ma squali della finanza come Bernie Madoff o Jérôme Kerviel che hanno fatto truffe per miliardi di dollari. In questo modo risulta più ricco un bambino dell’Africa subsahariana che non ha debiti e non ha nulla da mangiare di ricchi imprenditori che hanno fatto investimenti indebitandosi o di studenti che hanno chiesto prestiti per frequentare le università più prestigiose del mondo.

I risultati sono paradossali.
Secondo le statistiche di Oxfam, nel 10 per cento più povero della popolazione mondiale non ci sono cinesi (perché non hanno debiti), ci sono più nordamericani che sudamericani, tanti europei quanti asiatici e addirittura più europei e nordamericani che africani. Se si guardano nel dettaglio i dati di Credit Suisse utilizzati dalla ong, risulta che il 10 per cento più povero ha addirittura una ricchezza negativa, si scopre che basta avere mille dollari per essere nel 50 per cento più ricco e 10 mila dollari di patrimonio, ovvero un’auto usata, per essere nel top 20 per cento dei più ricchi del mondo!

Occuparsi dei patrimoni piuttosto che dei redditi è qualcosa di bizzarro per un’organizzazione il cui acronimo sta per "Oxford Commitee for Famine Relief”, il cui scopo è il miglioramento delle condizioni dei poveri.
Perché la meravigliosa notizia che Oxfam ignora è che, come mostrano i dati della Banca mondiale sui redditi, il tasso di povertà assoluta è sceso dal 44 per cento della popolazione mondiale negli anni 80 a meno del 10 per cento di oggi: grazie alla globalizzazione i poveri non sono mai stati così ricchi nella storia dell’umanità. 
I 62 super-ricchi del pianeta non sono diventati paperoni rubando ai poveri, anzi il successo economico, le idee imprenditoriali e gli investimenti di molti di questi miliardari hanno permesso di alzare lo standard di vita delle centinaia di milioni di persone uscite dalla povertà estrema.

L’andamento dei redditi, più che la ricchezza netta, è un indicatore per misurare le disuguaglianze che Oxfam dovrebbe tenere ben presente, visto che una recente inchiesta del Telegraph ha mostrato come le principali associazioni di beneficenza britanniche, tra cui la stessa Oxfam, durante gli anni della crisi e nonostante il calo delle donazioni, abbiano aumentato del 60 per cento gli stipendi superiori alle 100 mila sterline l’anno dei propri dirigenti.
Oxfam invece preferisce preoccuparsi della ricchezza dei ricchi anziché occuparsi del miglioramento della vita dei poveri. Non c’entra molto con la sua mission, ma serve per arrivare sulle prime pagine dei giornali occidentali.
Luciano Capone
20 Gennaio 2016

Vedi anche la versione 2017 sempre di Luciano Capone
Le bufale sulla diseguaglianza nel mondo svelate con altri numeri poco noti di Oxfam

e vedi anche Carlo Stagnaro
......Il principale limite del lavoro sta nello strumento scelto per misurare la ricchezza: da un lato la lista dei miliardari della rivista Forbes, dall’altro il Global Wealth Report di Credit Suisse.
Entrambi guardano alla “ricchezza netta”, cioè alla differenza tra attività (case, liquidità, azioni e obbligazioni, eccetera) e passività (mutui e altri debiti).
E’ un indicatore importante sotto molti profili, ma non necessariamente è una buona misura del patrimonio dei singoli individui.
I debiti finanziari, in particolare, non andrebbero confrontati col capitale accumulato, ma col valore attuale netto dei redditi futuri (con cui il debito stesso verrà ripagato). Operazione, ovviamente, impossibile.
....Secondo questa metrica, il paese coi poveri più poveri (perché hanno una ricchezza netta pericolosamente sbilanciata in campo negativo) è – tenetevi forte – la Danimarca, dove il 10 per cento più ricco della popolazione avrebbe in mano addirittura il 73,7 per cento della ricchezza netta, contro il 56,6 per cento della Gran Bretagna. La ragione per cui, in questa peculiare classifica, la neoliberista Londra batte la welfarista Copenaghen sul terreno dell’equità ..............
E poi sulla Globalizzazione brutta&cattiva a prescindere....
beh vediamo qualche dato a livello mondiale e non solo del nostro orticello...
visto che la globalizzazione è stato un potente EQUALIZZATORE Mondiale
che ha arricchito/migliorato le condizioni di vita ad un'enorme fascia della popolazione mondiale
ed allo stesso tempo ha un po' abbassato il livello di vita di tante Nazioni che prima se la scialavano ma che dopo non hanno saputo adattarsi al nuovo contesto globale ed anzi si rifugiano negli anni '70 che non esistono più... (ho detto Italia?)

In merito ci scrissi un post da non perdere
Viviamo in una delle migliori epoche della storia umana, per cui meno vittimismo e rimboccarsi le maniche... 

Ed ancora, dall'articolo
Oxfam e quel vizio di guardare ai ricchi per parlar di poveri
Nuovo report fuffa della ong, tra errori statistici e censura dei benefici della globalizzazione per l’umanità ... di Carlo Stagnaro
.....Nell’ansia di lanciare numeri sconvolgenti (otto individui contro 3,75 miliardi), rimangono in ombra gli enormi progressi compiuti nell’epoca della globalizzazione.
Tra il 1990 e il 2010, la quota di persone in condizioni di povertà estrema, a livello globale, è crollata dal 43 al 21 per cento.
Anche la diseguaglianza si è significativamente ridotta: uno studio di Tomáš Hellebrandt e Paolo Mauro ha mostrato che, tra il 2003 e il 2013, l’indice di Gini a livello globale è calato sistematicamente, e continuerà a farlo.
La stessa distribuzione dei redditi a livello globale – messa a disposizione assieme a moltissimi altri dati da Max Roser sul suo sito OurWorldinData.org – evidenzia una progressiva crescita del ceto medio, come si può constatare dalla figura seguente.............

clicca sull'immagine per ingrandirla
La disuguaglianza è invece spesso cresciuta a livello nazionale (Italia inclusa) e questo naturalmente interroga sia il nostro modello di sviluppo, sia l’efficacia delle nostre politiche.
Ma non autorizza in alcun modo a chiudere gli occhi di fronte a un benessere maggiore e più diffuso che mai nella storia dell’umanità.........
Ed infine proviamo a capovolgere la prospettiva dell'1% che è ricco come il restante 99% mondiale
con l'esempio degli USA, dati alla mano...
dove quell'1% paga più tasse del 90% del resto della popolazione...


 Quante tasse paga l’1% degli americani più ricchi
23 gennaio 2018
#Truenumbers

IL 39% DEGLI INCASSI FEDERALI SONO GARANTITI DA LORO. IL 90% PIÙ POVERO VERSA “SOLO” IL 29%

Si è parlato, per un certo periodo del cosiddetto “Movimento 99%”: persone che rivendicavano di parlare a nome del 99% della popolazione mondiale oppressa dall’1% di super ricchi. Di quel movimento si sono perse le tracce, ma la questione si è ripresentata con uno studio della britannica Oxfam presentato al forum di Davos. Però la questione può essere affrontata da un altro punto di vista.

IL MOVIMENTO 99%
E’ vero che nel corso della crisi l’1% dei più ricchi si è arricchito ancora di più a scapito del restante 99%? Probabilmente, se si considerano solo queste proporzioni, sì. Ma è anche vero che quell’1% contribuisce molto più che proporzionalmente a pagare le tasse di quanto non facciano tutti gli altri scaglioni di reddito.

Non sono numeri ufficiali, ma Tax Foundation è uno dei più autorevoli Think Tank americani in materia fiscale e recentemente ha redatto uno studio che risponde esattamente a questa domanda: quante tasse paga l’1% degli americani più ricco?
La risposta è nel grafico sopra.
Bisogna considerare innanzitutto, che i dati elaborati dalla Tax Foundation si riferiscono al 2015, quindi prima della riforma fiscale di Trump e aggiornano i dati dello studio del 2013.

PIÙ TASSE SUI RICCHI
I risultati dello studio sono mostrati nel grafico sopra.
Il 50% dei contribuenti americani più poveri ha pagato appena 41 miliardi di tasse pari al 2,83% del totale degli incassi federali (sono escluse le tasse locali che cambiano molto da Stato a Stato).
L’1% dei più ricchi d’America, quelli che guadagnano da 480.930 dollari in su, hanno pagato, invece, il 39,04% delle tasse federali.
Significa che quell’1% di più ricchi ha pagato più tasse del 90% più povero e, cioè, 568 miliardi mentre il 90% più povero versato 428 miliardi pari al 29.41% del totale.
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