giovedì 24 settembre 2009

L'Ingegnere sul tetto che scotta


Parlare della disoccupazione che cresce non va di moda, lo sappiamo: fa troppo catastrofista ed a qualcuno questo non piace. Per cui vai di taglia & cuci, vai con la dissimulazione ad arte.
Però quando qualcuno, con la forza della disperazione, sale su una gru e ci rimane per 8 giorni di fila, allora anche i governi se ne devono interessare ed anche i mass-media sono costretti a parlarne. Del resto fa notizia: di fronte alla prospettiva di aumentare l'audience o di vendere più copie ogni altra considerazione passa in secondo piano.
Con istituzioni che imitano Ponzio Pilato o con censure nell'informazione si rischia di favorire un'estremizzazione ed una spettacolarizzazione delle forme di protesta al di fuori dei canali istituzionali, proprio perchè queste forme sarebbero le uniche ad attirare l'attenzione e ad avere maggiori possibilità di raggiungere un risultato.

L'altro giorno ascoltavo la radio ed ho scoperto uno dei tanti casi di "licenziamenti in corso" poco conosciuti, messi in secondo piano dall'assordante frastuono che proviene dall'Afghanistan (il vecchio trucco di far risaltare la politica estera a scapito di quella interna).
Parliamo del caso Nortel, una società multinazionale canadese produttrice di tecnologie e apparati per le reti di comunicazione che ha richiesto il Chapter 11 ovvero la protezione dai creditori per procedere alla ristrutturazione a causa della Crisi.
Ristrutturazione vuol dire licenziamenti, taglio di rami secchi, congelamento dei debiti, liquidazione di assets, immobili, società controllate etc
All'interno di questo processo si sta facendo uno spezzatino della Nortel Italia (sedi a Milano ed a Roma per un totale di 81 dipendenti) e con una procedura di licenziamento collettivo sono state "fatte fuori" 38 persone (per adesso...).
Sì lo so, 38 "formichine" sembrano poche nell'immane Tsunami di questa Crisi che ci ha bombardato con grandi numeri e dunque ha un po' anestetizzato la nostra sensibilità.
I licenziamenti però non sono semplici numeri ma sono persone, sono le loro famiglie, sono i loro casi umani e dunque non vanno pesati un tanto al kilo...
E con l'aria che tira, domani potrebbe capitare anche a TE, nel qual caso anche una singola unità non ti sembrerebbe più trascurabile...

La Nortel Italia tra parentesi è profittevole e con fatturato in crescita ed ha in cassa 18 milioni di euro, ma nella logica delle multinazionali proprio questa potrebbe essere stata la sua condanna: si può liquidare ottenedendo tanti bei soldoni da utilizzare per altri scopi ritenuti maggiormente strategici (per es. mantenere maggiori posti di lavoro nella patria d'origine dell'azienda, o pagare qualche bonus milionario in sospeso).
Ma queste sono storie "ordinarie" nel panorama della nuova economia globalizzata dominata dalle multinazionali.

Ci sono invece un paio di caratteristiche peculiari nel caso Nortel che vanno sottolineate.
- Questa volta a salire sul tetto od a fare lo sciopero della fame non sono "i soliti operai" ma sono i colletti bianchi: sono Ingegneri, Responsabili di Marketing, Sviluppatori, Tecnici specializzati etc
Insomma gli Ingegneri normalmente sono "più tranquilli" perchè sanno che possono ricollocarsi facilmente sul mercato grazie alla forte richiesta per le loro notevoli competenze.
Ma la Grande Crisi ha smontato anche questa "certezza": addirittura per i "mitici ingegneri" i tempi per trovare un posto di lavoro si allungano a dismisura e la situazione può diventare drammatica soprattutto se ti cacciano senza nemmeno pagarti la liquidazione...
- Ed ecco che arriviamo alla NOVITA' del caso Nortel: i 38 licenziati non riceveranno nemmeno il TFR, il trattamento di fine rapporto a cui avrebbero diritto.
Uno caso unico: uno dei primi casi in Europa e probabilmente il primo caso in Italia.
Si rischia di fare storia, si rischia di creare un pericoloso precedente.
Ernst & Young, nel ruolo di Amministratore della Nortel, ha attivato in Europa una procedura presso una corte inglese nota come Administration, estesa agli altri paesi comunitari, tra cui l’Italia, in base al trattato COMI.
Durante la procedura vengono congelati i debiti mentre le attività di business procedono regolarmente producendo fatturato: si prevede l’utilizzo della mobilità ma non si riconosce il pagamento del TFR trasformandolo in un credito differito alla conclusione della vicenda globale del gruppo.
Come a dire: "forse la liquidazione te la pago tra qualche anno...se tutto va bene...".
"La multinazionale" , spiega il sindacato, “non vuole pagare nemmeno il Tfr avvalendosi della legislazione anglosassone, bypassando cosi’ le leggi italiane. Il sindacato dal canto suo ha depositato l’articolo 28 per condotta antisindacale”. A questo punto la strada e’ segnata: “Da domani i licenziati resteranno a casa e noi faremo causa all’azienda e ci rivedremo in Tribunale”.
A parte il fatto che il TFR è un diritto imprescindibile dei lavoratori, perchè sono soldi SUOI, si crea una situazione di estrema tensione perchè quei soldi sono fondamentali al lavoratore per tirare avanti nei mesi in cui cerca una nuova occupazione.

Chissà se i lavoratori della Nortel Italia non penseranno prima o poi di fare come i loro colleghi francesi che questa estate minacciarono di far saltare gli stabilimenti con delle bombole a gas collegate tra loro (Francia, operai Nortel in sciopero minacciano di far saltare fabbrica).
Del resto per ottenere "attenzione" sui licenziamenti mettere in piedi proteste spettacolari sembra ormai l'unico metodo percorribile e se ci sono degli Ingegneri di mezzo altro che bombole a gas....

P.S. Per tenerci aggiornati sulla loro drammatica vicenda i dipendenti della Nortel Italia hanno aperto un ottimo Blog: leggerlo ti coinvolge emotivamente e ti fa venire i brividi...
http://nortelitaliainlotta.blogspot.com/


aggiornamento delle 15.30

Stasera la vicenda di Nortel Italia e del TFR fantasma finisce su "Anno Zero".
Qualcosa si muove per fortuna.
http://nortelitaliainlotta.blogspot.com/2009/09/stasera-in-diretta-nazionale.html
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