martedì 5 marzo 2019

Evviva quella presa per il xxxx di eco-tassa sulle auto! Inquinamento: Riscaldamento 38%, allevamenti 15.1%, industria 11.1%, auto 9%, energia 4.8%

Ispra. Inquinamento. Riscaldamento 38%, allevamenti 15.1%, industria 11.1%, auto 9%, energia 4.8%
L’Ispra è l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale è un ente pubblico di ricerca italiano, istituito con la legge n. 133/2008, e sottoposto alla vigilanza del Ministro dell’ambiente.....
(al fondo del post trovare un riassunto completo dello studio)
Si moltiplicano le ricerche - anche in tutta evidenza NON sponsorizzare dalle "cattive multinazzzziunali dell'automotive" - che mostrano in modo sempre più chiaro come in questi anni sia stato messo in atto un massiccio&pesante lavaggio del cervello pseudo-ecologista di massa CONTRO le automobili - in primis quelle a motore diesel -
mentre in realtà ormai sul computo generale dell'inquinamento le auto contano ben poco (e come trend contano sempre meno)
rispetto ad altre cause ben più rilevanti sulle però quali fare populismo spiccio&semplice come blocchi del traffico, eco-tasse, lotta ai diesel a favore del mitico elettrico etc risulta molto più ARDUO.
Traffico Limitato a Milano: 5 Giorni Di Area B = 0 Effetti Su Inquinamento
Ecco perché sempre di più i blocchi del traffico NON servono ad una mazza per ridurre l'inquinamento...ma invece fanno tantissimo per danneggiare ulteriormente un'economia .........................................
.
che quando tutti crescono se va bene galleggi e quando gli altri rallentano si va in Recessione (per la 3° volta in 10 anni, cosa mai vista...)

Insomma...
LA VOGLIAMO SMETTERE CON 'STE CAXXATE DEL BLOCCO AUTO, DELL'ECO-TASSA, DELLA LOTTA AL DIESEL. dell'AUTO ELETTRICA AD OGNI COSTO etc etc
che sono solo provvedimenti pseudo-ecologisti RECESSIVI che danneggiano pesantemente la nostra Economia?
Vogliamo continuare a fare solo populismo-pseudo-ecologico acchiappa consensi presso una massa che per anni - come dicevo - ha subito sul tema un lavaggio del cervello massiccio...mentre in realtà è soprattutto una scusa per ciucciarci SOLDI&fare CASSA?
O vogliamo lavorare anche SULLE VERE PRIORITÀ?

Considerando poi che quel che conta è anche il TREND
= negli ultimi 16 anni la quota di inquinamento delle auto è andata scendendo per le continue normative sempre più restrittive che hanno migliorato molto le emissioni
mentre il riscaldamento&gli allevamenti hanno continuato a salire sempre di più a razzo come quota inquinamento perché tutti stanno solo a rompere le balle su auto&diesel che fa ecologgista-radical-chic-fichetto-in-bicicletta ;-)
MA VAFFFFF!

In un contesto del genere
risulta ancora più DEMENZIALE da ideologizzati fuori dal Mondo con lo stampino
o peggio ancora TRUFFALDINO (per ciucciarci altri soldi)
l'ennesimo provvedimento RECESSIVO del Governo del Cambiamento (di 'sto caxxo)
= L'ECO-TASSA sulle auto
come già vi spiegai per esteso nel mio post:
ECO-tassa: per arrivare là dove nessuna decrescita (in)felice è mai giunta prima...
Che poi se volete la prova del 9 per capire come questo populismo pseudo-ecologista venga usato soprattutto per fare CASSA...
basti vedere com'è congegnata la nuova tassa (quello è)
Una Jeep Renegade 1.3 di cilindrata e 20 mila euro di listino pagherà 1.100 euro di ecotassa.
Una Porsche Panamera da 130 mila euro ne pagherà 2.500.
E' come se un ricco comprasse 6 Renegade e su 4 non pagasse la tassa.
I poveri non sono poveri per colpa dei ricchi, sono poveri per colpa dello Stato (e della loro idiozia).

Mauro Gargaglione
In ogni caso, sulla base anche degli ultimi studi dell'ISPRA
l'ECOTASSA è una vera e propria MINKIATA ed andrebbe ABOLITA sul nascere.
Lo faranno? Sìììì figurati...
Anche se è ancor più una minkiata dannosa economicamente
proprio per com'è configurato il mercato italiano e per il suo indotto auto da 160mila posti di lavoro.
Il tutto poi con il TIMING peggiore visto che il mercato auto in Europa è già in forte fase di correzione, con FCA in testa.
Vedi cosa scrivevo:
Inoltre 'sto governo di scappati di casa è riuscito pure a favorire le auto straniere...uaoooo! (dopo che - a differenza di altri Paesi - FallitaGlia non ha favorito la creazione di impianti di produzione auto di marche straniere).
Ecotassa, «favorite solo automobili straniere». Penalizzati 14 modelli Fca
L’allarme della Fim Cisl: il provvedimento del governo rischia di distruggere l’industria italiana dell’auto e migliaia di posti di lavoro. Favorite 28 vetture estere, penalizzati 14 modelli di Fca
Ecotassa, prima gli stranieri: penalizzati 17 modelli Fca (la lista), esultano Citroen, Nissan, Hyundai e Bmw
Che USA, Germania, Francia e tutto il Mondo SOSTENGONO i propri marchi automobilistici, mentre in FallitaGlia allegramente si mette in ulteriore difficoltà (rispetto al ciclo già negativo) quel che rimane dell'industria automobilistica del Paese. GENIALE!
Intanto da fonti interne, serpeggia trai 60mila dipendenti totali del Gruppo FCA in Italia la PAURA...che iniziano a far prendere le ferie non prese, si parla di cassa integrazione etc etc
Ma come vi spiego da tempo caxxoglienefrega dell'economia reale ai 7 italiani su 10 che ormai si fanno mantenere da 3 su 10 e che dunque portano ad una sempre più diffusa dissociazione dalla realtà a pragmatismo zero?

E come vi anticipavo tempo fa
vedi il mio post di ottobre 2018: E la FCA senza Marchionne...
la FCA di Manley ha colto la palla al balzo offerta da Giggino con 'sta ecotassa
per congelare 5mld di investimenti in FallitaGlia
ed investire 6,5mld in USA, con Trump tutto contento a twittare di felicità
Perché Fiat (ormai americana) investe a Detroit e non a Torino
Trump esulta per i posti di lavoro in Michigan. Manley sterza dai piani marchionneschi e Di Maio ha dato l’alibi alla fuga
“Grazie Fiat Chrysler. Stanno tutti tornando negli Stati Uniti”, esulta Donald Trump in volo verso Hanoi, inneggiando alla decisione del gruppo sempre più americano che italiano. Che gran colpo per Trump, la scelta di Fca di puntare 5,4 miliardi di dollari per rimettere a nuova tre fabbriche e costruirne una quarta in Michigan e creare così 6.500 posti di lavoro in un’area a forte rischio disoccupazione.....
In questo contesto dove ormai l'auto tradizionale pesa già ben poco o nulla sull'inquinamento complessivo, stanno pure per arrivare i nuovi diesel euro 6.3 ed anche oltre...
Il Complottone Tedesco per Dominare l’Industria Automobilistica Globale
Maledetti tedeschi! Complotto! ;-) Hanno preso un forno a microonde lo hanno messo in un Diesel (sicuramente taroccato dalla malvagia VW) e ci hanno tagliato le emissioni di NOx dell’80%.......
Tutto questo rende ancora più discutibile tutto questo tifo irrazionale di parte verso la mitica auto elettrica...
Quando un Auto Elettrica sarà reale?
....Nessuna auto elettrica in grado di competere senza sussidi pubblici arriverà sul mercato prima del 2025.
Il che significa anche che la composizione delle automobili che costituiscono il parco auto globale, o dei singoli stati, senza pesanti iniezioni di soldi pubblici, non comincerà veramente a mutare se non, ottimisticamente, dal 2025.
Per concludere, sarà un miracolo se il parco circolante nei paesi ricchi sarà composto dal 10% di auto elettriche nel 2030, cioè 5 anni dopo che le prime auto elettriche competitive e realmente alternative a quelle a carburanti fossili arriveranno sul mercato.
Sempre ammesso che a quelle date esista una rete di ricarica in grado di reggere le gigantesche potenze che dovranno essere trasportate vicino agli utenti....

L’auto elettrica sarà un fattore reale e di mercato tra il 2030 e il 2040, nel frattempo i motori endotermici a dispetto di quanto dichiarato continueranno ad essere sviluppati (e migliorati)...
Fossi al governo non investirei un centesimo in incentivi nell’auto elettrica, sono soldi buttati nel cesso in attesa che tecnologie migliori e basso costo arrivino (forse) sul mercato.....
In tutto questo contesto REALISTICO
che mostra come la realtà non sia in bianco&nero ma molto più sfumata...
Giggino poteva perdere l'occasione per fare la sua quotidiana sparata PROPAGANDISTICA?
Naaaaaa...figurati!
Innovazione, Di Maio: «Investiremo a Torino, la 500 elettrica sarà simbolo della nuova mobilità»
Al di là del livello di sparate da CAZZARO che manco Renzi&Berlusconi messi assieme...
1. la 500 elettrica prodotta a Mirafiori dovrebbe costare minimo 25-30mila euro
2. l'autonomia dovrebbe essere di massimo 200 chilometri
3. immaginate dunque la coda a comprarla.... ;-) = sarà prodotto di super-nicchia da pochi esemplari anche se dovesse beneficiare di super-incentivi pagati con le nostre tasche
4. ho cercato ovunque ma non mi risulta che l'AD di FCA Manley ci fosse mentre Giggino faceva i suoi proclami da super-cazzola sulla 500 elettrica simbolo della nuova mobilità con scappellamento a destra....
5. a quanto mi risulta la 500 elettrica prodotta a Mirafiori rientra in un piano di investimenti in Italia che per ora è stato congelato...
= #BUONAPROSECUZIONEDIDECLINO che ce lo meritiamo tutto...

AGGIORNAMENTO DI POCO FA
Manley dice che il piano Fca per l'Italia va avanti
= dopo uno stop durato 1 mese e mezzo, il piano investimenti si sblocca (almeno parzialmente).
Evidentemente il Governo, dopo essere entrato a gamba tesa con 'sta cavolata di eco-tassa, ha dato rassicurazioni ad FCA di appoggio (= soldi pubblici, supporto cassa integrazione etc) per mandare avanti la "santa causa" dell'auto elettrica...

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Ispra. Inquinamento. Riscaldamento 38%, auto 9%, energia 4.8%

di Giuseppe Sandro Mela.

2019-02-28__Inquinamento__001


L’Ispra è l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale è un ente pubblico di ricerca italiano, istituito con la legge n. 133/2008, e sottoposto alla vigilanza del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
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2019-02-28__Inquinamento__002

«Quando in una città i livelli di polveri sottili salgono oltre le soglie di pericolo, i sindaci intervengono con il blocco del traffico»

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«Una misura che servirà a poco, stando all’ultima analisi dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale»

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«le voci più «pesanti» dell’inquinamento da particolato PM 2,5 sono il riscaldamento e gli allevamenti intensivi di animali, rispettivamente con il 38% e il 15,1%.»

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«I veicoli sono al quarto posto con il 9%, precedute dall’industria con l’11,1%.»

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2019-02-28__Inquinamento__003


Cerchiamo di raccapezzarci un pochino.
Per decine di anni le automobili sono state demonizzate come perfido strumento di inquinamento atmosferico. Per non parlare poi di quelle spinte da motori diesel.
L’industria tedesca sta rosolando alla fiamma ambientalista alimentata dal Dieselgate... e tutto perché a quanto sembrerebbe non avrebbero letto la relazione dell’Ispra.
Chi fosse rimasto allo slogan che le centrali elettriche a carbone inquinano, si adegui immediatamente: la produzione di energia rende conto solo del 4.8% dell’inquinamento globale, quella terrifica causa «nel 2016 circa 4,2 milioni di persone al mondo sono morte prematuramente».
Le grandi fonti di inquinamento sarebbero due: il riscaldamento per il 38% e gli allevamenti animali per il 15.1%.
Ci si aspetta di conseguenza che il nostro buon Governo proibisca il riscaldamento domestico e metta il bando la carne di ogni tipo: gli allevamenti di animali dovrebbero essere proibiti sul suolo italico.
Senza dimenticarsi di proibire la tenuta di cani, gatti e canarini in gabbia: veri e propri untori.
E cosa mai dire dei sessanta milioni di italiani che mediamente una vola al giorno depositano feci inquinanti e diverse volte al giorno svuotano la vescica?
Sono grosso modo diciotto milioni di kilogrammi di sterco umano ogni giorno che Dio manda.
A presto qualcuno verrà a proporre lo sterminio degli italiani.

→ Corriere. 2019-02-27. Inquinamento: il 50% è prodotto dai riscaldamenti e allevamenti intensivi

Quando in una città i livelli di polveri sottili salgono oltre le soglie di pericolo, i sindaci intervengono con il blocco del traffico.
Una misura che servirà a poco, stando all’ultima analisi dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Secondo lo studio, infatti, le voci più «pesanti» dell’inquinamento da particolato PM 2,5 sono il riscaldamento e gli allevamenti intensivi di animali, rispettivamente con il 38% e il 15,1%.
I veicoli sono al quarto posto con il 9%, precedute dall’industria con l’11,1%.

Perché l’Ispra ha studiato il PM 2,5?
Il particolato, PM dall’inglese Particulate Matter, è l’insieme delle sostanze sospese nell’aria che hanno una dimensione fino a 500 nanometri (un nanometro è la milionesima parte di un millimetro), considerate gli inquinanti di maggior impatto nelle aree urbane.
Si tratta di fibre, particelle carboniose, metalli, silice, inquinanti liquidi e solidi che finiscono in atmosfera per cause naturali o per le attività dell’uomo.
Le fonti naturali (terra, sale marino, pollini, eruzioni vulcaniche) ci sono sempre state, quelle dovute all’uomo (traffico, riscaldamento, processi industriali, inceneritori) sono aumentate negli ultimi decenni con la sovrappopolazione e i processi di industrializzazione, sommandosi alle prime.
Le polveri più pericolose sono quelle con diametro inferiore a 10 nanometri , il cosiddetto PM10, il cui 60% è composto da particelle con dimensioni inferiori a 2,5 nanometri.
Il PM 2,5 è la frazione più leggera, quella che rimane più a lungo nell’atmosfera prima di cadere al suolo e che noi respiriamo maggiormente.
Sono proprio queste particelle a entrare più in profondità nei nostri polmoni, aumentando il rischio di patologie gravi: asma, bronchiti, enfisema, allergie, tumori, problemi cardio-circolatori.

Particolato primario e secondario

Il calcolo eseguito dall’Ispra tiene conto del particolato primario e secondario insieme. Una novità che cambia la lettura dei dati e l’origine delle cause.
Il primario è quello direttamente emesso dalle sorgenti inquinanti (ad esempio dai tubi di scappamento delle auto): il 59% è dovuto al riscaldamento, il 18% alle auto, il 15% all’industria, mentre il contributo degli allevamenti intensivi è irrisorio (l’1,7% di PM 2,5). Ma questa è una fotografia parziale della realtà.
Le polveri, infatti, si formano anche in atmosfera a causa dei processi chimico-fisici che coinvolgono le particelle già presenti. In questi casi si parla di particolato secondario e le percentuali cambiano.
Il contributo degli allevamenti intensivi al PM 2,5 passa così dall’1,7% al 15,1%, diventando la seconda fonte di inquinamento totale da polveri.
«Il PM 10 e ancora di più il PM 2,5 – afferma Vanes Poluzzi, dell’Arpa dell’Emilia Romagna – sono composti per una percentuale rilevante da particelle di natura secondaria che si formano in atmosfera a partire da ossidi di azoto e zolfo, ammoniaca e composti organici volatili. Tale contributo secondario tende tra l’altro ad aumentare in caso di condizioni meteorologiche di stabilità atmosferica, quando si raggiungono i massimi livelli di inquinamento».
E nelle principali città della Lombardia, una delle aree più inquinate del Paese, il particolato secondario è maggiore del primario.

L’attenzione verso gli allevamenti

L’Ispra punta il dito soprattutto verso gli allevamenti intensivi, i principali responsabili di emissione di ammoniaca nell’aria (il 76,7% a livello nazionale nel 2015), principale fonte di particolato secondario.
Non solo: «Il problema è che il settore allevamenti non può essere oggetto di misure di emergenza».
In altre parole: mentre per intervenire sul traffico si può bloccare la circolazione dei veicoli, o per ridurre l’effetto del riscaldamento si può limitare la temperatura interna, per intervenire sulla seconda causa di particolato in Italia, secondo Ispra, si deve ricorrere ad «azioni più strutturali, come la riduzione dei capi o le opzioni tecnologiche».
Se si guardano i dati degli ultimi sedici anni, si vede come il settore allevamenti non ha subito alcun tipo di miglioramento in termini di inquinamento da PM.
Anzi, se nel 2000 gli allevamenti erano responsabili del 10,2% di particolato, nel 2016 la percentuale di PM 2,5 causato dagli allevamenti ha subito un incremento del 32%.
Il trend degli ultimi anni è chiaro: diminuisce l’inquinamento dovuto a auto, moto e del trasporto su strada, diminuisce quello legato ad agricoltura, industria e produzione energetica.
Ma aumenta la quota legata al riscaldamento (che passa dal 15% del 2000 al 38% del 2016) e al settore allevamenti (dal 10,2% al 15,1% in sedici anni). Le frontiere su cui dovremo lavorare nei prossimi anni.

I nuovi limiti europei

Una direttiva del 2016 ha ridotto del 40% il tetto delle emissioni consentite di PM primario, oltre ad aver introdotto limiti per le emissioni di ammoniaca entro il 2030.
E, secondo l’Ispra, se gli allevamenti intensivi non diminuiranno le emissioni, avremo problematiche con i superamenti delle concentrazioni di PM 2,5.
Cosa stanno facendo le Regioni per arginare la situazione?
Le prime linee guida risalgono al 2016 e prevedono il divieto di spandimento dei reflui zootecnici da novembre a febbraio e la copertura delle vasche di raccolta dei reflui.
«Le Regioni stabiliscono questi divieti ma il problema sono i controlli – dice Daniela Cancelli di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile –.
Gli allevamenti sono tanti e i controlli chi li fa? Inoltre il ministero dell’Ambiente dovrebbe fare delle linee guida a livello nazionale, perché lasciare le Regioni e i Comuni a gestire l’emergenza non è efficace».

Oms, oltre 4 milioni i morti in Europa per inquinamento atmosferico

Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, nel 2016 circa 4,2 milioni di persone al mondo sono morte prematuramente a causa dell’inquinamento atmosferico. Inoltre, il 91% della popolazione mondiale vive in luoghi dove i livelli di qualità dell’aria non soddisfano i limiti fissati dall’OMS17.
L’Agenzia Europea dell’Ambiente stima che nel 2015 in Europa l’esposizione a concentrazioni elevati di PM sia stata responsabile della morte prematura di circa 442mila persone.
Rispetto al PM 2,5, stando ai limiti dell’Unione Europea, nel 2016 circa l’8% di abitanti del vecchio continente sono stati esposti a questa particella oltre i limiti fissati, mentre stando ai ben più rigidi dettami dell’Organizzazione mondiale della sanità, tra il 74% e l’85% della popolazione europea è stata esposta a concentrazioni superiori ai limiti.
Ovvero quasi tutti noi.
Per quanto riguarda le stime nazionali, secondo l’Ispra, in Italia il 7% circa di tutte le morti per cause naturali è stato imputato all’inquinamento atmosferico.
Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, l’Italia è il secondo Paese in Europa per decessi prematuri; al primo posto la Germania, con 60.600 morti attribuite all’inquinamento da PM2,5 nel 2015.
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