giovedì 3 luglio 2014

POST DA NON PERDERE (anche se pensi di essere catto-comunista...): À la recherche del Pensiero Liberale perduto: Luigi Einaudi

Un paio di giorni fa passavo da Dogliani...
e nell'aria di quel luogo, insieme ai profumi del "Dolcetto"...;-)
ho "acchiappato dei pensieri a volo...come fossero farfalle..."
La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica.

Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli.

Il denaro dei contribuenti deve essere sacro.
Chi avrà ma scritto delle perle di saggezza del genere?
E' stato Luigi Einaudi.
Carneade...Ma chi era costui?....

Credo che tutti si ricordino di Luigi Einaudi come Presidente della Repubblica (il secondo della ns. storia repubblicana).
O si ricordino il suo cognome visto che il figlio Giulio fondò la celeberrima casa Editrice Einaudi.
Purtroppo però sono andati dimenticati i suoi insegnamenti economici, che s'iscrivono nel solco del pensiero liberale e liberista.

Infatti hanno vinto i catto-comunisti....
e, sul lungo periodo, in un'Italia ormai allo SFACELO
OGGI possiamo "apprezzare" i risultati di questa vittoria e della conseguente omogeneizzazione culturale.
La vittoria e la prevalenza catto-comunista
non è tanto e non è solo ideologica ma soprattutto culturale, con un profondo radicamento nei meccanismi sociali e del modo di pensare di questa Italia in declino.
(Per carità! Ogni schema di pensiero ha pro&contro, nessuno schema è il male assoluto...ma la prevalenza assoluta, l'appiattimento, l'omogeneizzazione culturale sono la configurazione che più si avvicina al male assoluto o se preferite sono una delle configurazioni meno efficienti e meno "produttive")

Non ci credete?
RIFLETTETE A FONDO su questa frase recente di Papa Francesco che ci FA CAPIRE MOLTE COSE...
E CHE RIASSUME APPIENO il "rallenty medioevale basato sul SINCRETISMO CATTO-COMUNISTA-(IPOCRITAMENTE)PAUPERISTA" che prevale in Italia...
“Marx non ha inventato niente, la Chiesa da sempre pensa ai deboli – continua - i comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera dei poveri è cristiana. La povertà è al centro del Vangelo. Marx non ha inventato nulla”.)

Risultato?
Un'Italia totalmente INETTA di fronte alla competizione globale,
passiva, abbarbicata ai suoi "piccoli orticelli" (a ciascuno il suo),
senza nessuna spinta al cambiamento al rinnovamento ma rivolta solo al mantenimento ed al tirare a campare,
PRIVA della minima capacità di adattamento.
Un Paese morto, zombie, cristallizzato, feudale&corporativo,
in cui la sua incredibile bellezza, la sua superiorità culturale, i suoi fasti (passati)
puzzano ormai di fiori marciti ed appassiti...quell'odore forte ed acre che senti nei cimiteri...
Io non sento il profumo frizzante dell'aria fresca...
o meglio...l'ho sentito per un po'...
Nella vita delle nazioni di solito l'errore di non saper cogliere l'attimo fuggente è irreparabile (Luigi Einaudi)
ed adesso ...di nuovo il puzzo di fiori marciti ed appassiti...
anche se spesso spacciati come aria fresca,
come il vento del Nuovo (potenza del marketing politico e del basso livello d'indipendenza della ns. informazione).
ECCO PERCHÉ' ORMAI L'ITALIA E' ALTROVE.

Chissà che Italia avremmo potuto avere OGGI..............................
. se avesse prevalso il pensiero di persone come Luigi Einaudi...
E vi ricordo che quanto segue, Luigi Einaudi non l'ha scritto oggi ma 100 anni fa...
il che rende l'idea
sia dello spirito anticipatore del personaggio
sia del grado infimo della nostra involuzione catto-komunista...

Io penso che chiunque legga anche solo i frammenti che seguono...
anche se imbibito profondamente di pensiero catto-comunista
possa cogliere come questo pensiero "liberale" poco abbia a che spartire con il turbo-liberismo ed il turbo-capitalismo di matrice iper-finanziarizzata...
Siamo invece di fronte a qualcosa che interpreta la più profonda ed autentica essenza dell'uomo e che risuona in sintonia con le sue migliori e dunque più efficienti costruzioni sociali ed economiche.

E non dimentichiamo che quello che oggi la maggioranza chiama LIBERISMO (selvaggio)
in realtà non è liberismo manco per la cippa...
mentre invece è uno dei Centralismi più oligarchici e meno liberali che si siano mai visti negli ultimi secoli
sommamente incarnato dalle onnipotenti Banche Centrali, dalle loro politiche centraliste,
dai mercati che ormai tradano solo le mosse di FED BCE etc
impippandosene dei fondamentali macro-economici
....producendo forzatamente una delle PIU' GRANDI BOLLE SPECULATIVE DI SEMPRE
e dunque...una delle peggiori redistribuzioni di ricchezza dai tempi del medioevo
etc etc

Sì sì lo so...quanto scrivo qui
è assolutamente MINORITARIO in questa Italia...
Non sto intessendo le solite lodi a Berlinguer Togliatti De Gasperi e/o Papa Giovanni...;-)
Dunque quanto scrivo suonerà come strano, estraneo, inconsueto e persino irritante ed eretico...
ma forse qualche spiraglio di luce passerà...ed anche solo un raggio sarà una nuova speranza...
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Giustizia non esiste là dove non vi è libertà.
(Notate qualche vaga somiglianza con il "socialismo liberale" di Sandro Pertini?
"Non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà"....e non è un caso....)

La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica.

La libertà' esiste se esistono uomini liberi; muore se gli uomini hanno l'animo di servi.

Non le lotte o le discussioni devono impaurire, ma la concordia ignava e l'unanimità dei consensi.

“…migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno.
Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritrarre spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente con altri impieghi.”

Il denaro dei contribuenti deve essere sacro.

Amante del paradosso è colui il quale ricerca e scopre la verità esponendola in modo da irritare l'opinione comune, costringendola a riflettere ed a vergognarsi di se stessa e della supina inconsapevole accettazione di errori volgari.

La maggior parte delle parole comunemente adoperate dagli uomini politici sono sopratutto notabili per la mancanza di contenuto.

Conoscere per deliberare.

Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno.

(Aveva pensato anche a noi blogger indipendenti...in netto anticipo....)
“Albo di Giornalisti! Idea da pedanti, da falsi professori, da giornalisti mancati, da gente vogliosa di impedire agli altri di pensare con la propria testa. L'albo è un comico non senso, è immorale perché tende a porre un limite a quel che limiti non ha e non deve avere, alla libera espressione del pensiero.” 
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...................................Einaudi introduce alcune novità nella politica economica dei liberali italiani: 
a suo parere vi è una mutua implicazione tra liberalismo e liberismo, discostandosi in questo dalle teorie di Benedetto Croce, che preconizzava il liberalismo italiano come un affare innanzitutto morale.

Einaudi invece afferma che le libertà civili e le libertà economiche siano reciprocamente dipendenti: ciascuna forma di libertà emerge solo in presenza delle altre.

Secondo Einaudi, il liberismo non è semplice economicismo.
Rifacendosi ai classici anglosassoni del pensiero liberale (John Stuart Mill e John Locke su tutti), egli esalta l'individualità, la libertà d'iniziativa, il pragmatismo.

La libertà funziona solamente laddove è esplicata nella sua completezza: un liberale "completo" è anche "liberista", perché tenta di applicare una reale corrispondenza tra ideale di libertà e società concretamente libera.

Secondo Einaudi, in un regime statalista la vita sociale ed economica è destinata alla stagnazione: l'individuo si perfeziona solo se è libero di realizzarsi come meglio crede; il liberalismo educa gli uomini perché insegna loro ad autorealizzarsi.
La meritocrazia risulta strettamente connessa a un'economia di mercato: l'individuo più competente o creativo può rendere migliore l'azienda e quindi viene assunto.

Einaudi stesso ha curato direttamente la conduzione della sua azienda agricola presso Dogliani, applicandovi le tecniche di coltivazione più moderne.

L'autorealizzazione può portare allo scontro tra individui con interessi concorrenti.
Questo genere di lotta è però una lotta di progresso: gli uomini sono così costretti ad assumersi la responsabilità (guadagni e fallimenti) delle proprie imprese economiche, senza gravare su altri individui, come invece accade in uno stato assistenziale.

L'ideale liberale è un ideale in costante mutamento: può essere oggetto di critica perché nasce e si nutre di ideali concorrenti. 

Il liberalismo vive del contrasto.

Per Einaudi, con l'eccesso di statalismo si rischia di "impigrire" l'individuo.
Portato a disinteressarsi e a non assumersi responsabilità, si lascerà "trasportare dalla corrente", accettando con fatalismo anche illegalità e cattivi servizi, percependoli come prassi. 
Il liberalismo, diversamente, è una pratica più dura, ma attraverso l'autorealizzazione riesce a responsabilizzare i cittadini.

Una società libera ha bisogno di istituzioni minime e basate sulla trasparenza, in modo che siano più vicine al cittadino e da lui facilmente utilizzabili o contestabili: federalismo e decentramento rispondono bene a queste esigenze; 
Einaudi punta ad un federalismo europeo, con ciò a dire una sola politica economica, un forte esercito europeo in grado di tenere a bada le pressioni provenienti da oriente e in grado di confrontarsi paritariamente con gli USA
Einaudi non vuole la dissoluzione dei singoli stati ma auspica una federazione europea dotata di varie libertà, soprattutto economiche.
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