mercoledì 3 dicembre 2014

"Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi"

Come ho spiegato più volte,
senza una profonda rivoluzione culturale e di mentalità
non c'è soluzione al declino strutturale italiano.
Il punto è che tale rivoluzione non è nemmeno all'orizzonte...anzi...

Al contrario la maggioranza italiana rifiuta di vedere/accettare la realtà e dunque rifiuta di adattarsi al nuovo contesto globale.
Pertanto la maggioranza si rifugia in un'altra dimensione spazio-temporale, in soluzioni irrealistiche ed illusorie...alla continua ricerca di qualche "paravento".

Solo le classiche soluzioni nel più puro stile gattopardesco:
"Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi"... (o che torni come prima...il mitico "prima"...che quasi sempre ormai "non c'è più"...).

Questo atteggiamento sul medio-lungo periodo non ci da alcuna possibilità di arrestare il DECLINO...e nemmeno di "provarci"....



La cosa peggiore di noi italiani .....................................
.


è l'orgoglio, il pensare di essere il centro del mondo, il pensare di vivere nel Paese più bello del Mondo (ed in parte è anche vero...), il pensare (sotto sotto) di essere perfetti...ma in realtà tutto questo deriva da un'attitudine profondamente provinciale e rivolta solo su noi stessi.
In realtà se solo metti il naso là fuori ...nel Mondo ...allora ti rendi conto che l'Italia non è IL luogo ma UN luogo.
La bellezza del Paesaggio, delle Opere d'arte (ormai eredità di un passato sempre più remoto ed irripetibile), l'eccezionale qualità della cucina, dei vini, dei profumi, degli oggetti che ci circondano etc
sono tutte realtà che ci inducono all'oblio, al non volere vedere, al pensare di bastare a se stessi, alla NON-azione...
Perché, anche se "superficialmente" ci lamentiamo da mane a sera su tutto...
"sotto sotto" tutto è già troppo "bello", troppo perfetto e troppo appagante per doverlo veramente cambiare...
E' la nostra bellissima e terrificante "insularità dell'animo"
che ci blocca in una dimensione sospesa, che ci fa sentire "perfetti"
ma che al tempo stesso ci condanna al Limbo ed al Declino Irreversibile.
"They are coming to teach us good manners' risposi 'but wont succeed, because we are gods..."

Per metonimia estensiva,
sostituite "Sicilia" con "Italia intera"...
DAL GATTOPARDO DI Tomasi di Lampedusa.
.....Don Fabrizio gli sorrideva, lo prese per la mano, lo fece sedere vicino a lui sul divano:
"Lei è un gentiluomo, Chevalley, e stimo una fortuna averlo conosciuto; Lei ha ragione in tutto; si è sbagliato soltanto quando ha detto: 'i Siciliani vorranno migliorare.'
Le racconterò un aneddoto personale.
Due o tre giorni prima che Garibaldi entrasse a Palermo................
mi furono presentati alcuni ufficiali di marina inglesi, in servizio su quelle navi che stavano in rada per rendersi conto degli avvenimenti.
Essi avevano appreso, non so come, che io posseggo una casa alla Marina, di fronte al mare, con sul tetto una terrazza dalla quale si scorge la cerchia dei monti intorno alla città; mi chiesero di visitare la casa, di venire a guardare quel panorama nel quale si diceva che i Garibaldini si aggiravano e del quale, dalle loro navi non si erano fatti una idea chiara.
Vennero a casa, li accompagnai lassù in cima; erano dei giovanottoni ingenui malgrado i loro scopettoni rossastri.
Rimasero estasiati dal panorama, della irruenza della luce; confessarono però che erano stati pietrificati osservando lo squallore, la vetustà, il sudiciume delle strade di accesso.
Non spiegai loro che una cosa era derivata dall'altra, come ho tentato di fare a lei.
Uno di loro, poi, mi chiese che cosa veramente venissero a fare, qui in Sicilia, quei volontari italiani. 'They are coming to teach us good manners' risposi 'but wont succeed, because we are gods.' '
Vengono per insegnarci le buone creanze ma non lo potranno fare, perché noi siamo dèi.'
Credo che non comprendessero, ma risero e se ne andarono.
Così rispondo anche a Lei;
caro Chevalley: i Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti: la loro vanità è più forte della loro miseria; ogni intromissione di estranei sia per origine sia anche, se si tratti di Siciliani, per indipendenza di spirito, sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta compiutezza, rischia di turbare la loro compiaciuta attesa del nulla.........
Il sonno, caro Chevalley, il sonno è ciò che i Siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare, sia pure per portar loro i più bei regali; e, sia detto fra noi, ho i miei forti dubbi che il nuovo regno abbia molti regali per noi nel bagagliaio.
Tutte le manifestazioni siciliane sono manifestazioni oniriche, anche le più violente: la nostra sensualità è desiderio di oblio, le schioppettate e le coltellate nostre, desiderio di morte; desiderio di immobilità voluttuosa, cioè ancora di morte, la nostra pigrizia, i nostri sorbetti di scorsonera o di cannella; il nostro aspetto meditativo è quello del nulla che voglia scrutare gli enigmi del nirvana.
Da ciò proviene il prepotere da noi di certe persone, di coloro che sono semi-desti; da ciò il famoso ritardo di un secolo delle manifestazioni artistiche ed intellettuali siciliane: le novità ci attraggono soltanto quando le sentiamo defunte, incapaci di dar luogo a correnti vitali......

.....D’altronde vedo che mi sono spiegato male: ho detto i Siciliani, avrei dovuto aggiungere la Sicilia, l’ambiente, il clima, il paesaggio.
Queste sono le forze che insieme e forse più che le dominazioni estranee e gl’incongrui stupri hanno formato l’animo: questo paesaggio che ignora le vie di mezzo fra la mollezza lasciva e l’asprezza dannata; che non è mai meschino, terra terra, distensivo, umano, come dovrebbe essere un paese fatto per la dimora di esseri razionali; questo paese che a poche miglia di distanza ha l’inferno attorno a Randazzo e la bellezza della baia di Taormina, ambedue fuor di misura, quindi pericolosi;
........Questa violenza del paesaggio, questa crudeltà del clima, questa tensione continua di ogni aspetto, questi monumenti, anche del passato, magnifici ma incomprensibili perché non edificati da noi e che ci stanno intorno come bellissimi fantasmi muti;
tutti questi governi, sbarcati in armi da chissà dove, subito serviti, presto detestati e sempre incompresi, che si sono espressi soltanto con opere d’arte per noi enigmatiche e con concretissimi esattori d’imposte spese poi altrove; tutte queste cose hanno formato il carattere nostro che rimane così condizionato da fatalità esteriori oltre che da una terrificante insularità di animo»...........
Da uno dei più grandi film della storia del Cinema
Da uno dei più grandi romanzi della Letteratura Italiana....
IL GATTOPARDO....
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