mercoledì 20 febbraio 2013

Toh...ma guarda...sull'Euro il Financial Times la pensa come me

Giusto ieri scrivevo nel mio post Tranquilli: ormai tutti i problemi dell'Euro si sono magicamente risolti...:
.......l'Euro NON è salvo,
l'Euro è stato solo TAMPONATO dall'intervento di Draghi a luglio scorso
e dal suo Bazooka-OMT (per ora fantasma...visto che nessuno ne ha testato l'efficacia) con il quale la BCE si è impegnata (in teoria) a comprare illimitatamente PIIGS-bonds in caso di bisogna...

......Il PROBLEMA  è che STRUTTURALMENTE ben poco è cambiato nell'Eurozona
ed i PROBLEMI sono ancora tutti lì

e non sono problemi da poco anzi...spesso stanno addirittura peggiorando sotto alla superficie del CEROTTO di Draghi.
Poi la BCE potrebbe essere costretta ad usare realmente il Bazooka e dunque potrà far guadagnare altro tempo
oppure potrebbe partire una Ripresa Globale della Madonna e dunque si guadagnerebbe altro tempo
ma se i fondamentali economici dell'Eurozona rimarrano quelli che stiamo vedendo
e se la struttura dell'Eurozona rimarrà quella di oggi
i casini torneranno ciclicamente fuori, fino al possibile ESITO FINALE.
Per fortuna che qualcun altro oltre a me sta vedendo queste semplici VERITA'  ...............
Ed ecco che il Financial Times mi fa il verso...
Martin Wolf: Why the Euro Crisis is not Over
Good read here from today’s FT on the Euro crisis. 
essentially agree with his conclusion. 
The Euro crisis cannot be over because the structural problem has not been resolved.  ..............
 L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE NON GODE DEL PRIVILEGIO DEI SUSSIDI STATALI.
CLICCATE SUI VIDEO PUBBLICITARI
 




In other words, the currency union is not workable unless there is some form of permanent fiscal union or what would essentially become a transfer union much like the United States has in place (see here for more on this).
Via the FT:

“Those who believe the eurozone’s trials are now behind it must assume either an extraordinary economic turnround or a willingness of those trapped in deep recessions to soldier on, year after grim year.
Neither assumption seems at all plausible.
Moreover, prospects for desirable longer-term reforms – a banking union and enhanced risk sharing – look quite remote.
Far more likely is a union founded on one-sided, contractionary adjustment.
Will the parties live happily ever after or will this union continue to be characterised by irreconcilable differences?
The answer seems evident, at least to me. If so, this unhappy story cannot yet be over.”
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