giovedì 10 maggio 2012

Guest Post: Dobbiamo prepararci alla fine dell’Euro?

Come sempre
da non perdere l'interessante punto di vista dell'amico Gaolin.

Dobbiamo prepararci alla fine dell’Euro?
I dibattiti sugli slogan “Salva ITALIA”,  “Cresci ITALIA” ormai si sprecano. 
Ne vengono fuori di tutti i colori. I giudizi a favore o meno della politica che sta portando avanti questo governo, in concerto o meno al resto dei paesi Europei e dell’occidente trova appoggi, condizionamenti, opposizioni di ogni sorta che ormai si rischia di dire cose già dette, ridette e da ridire.
Fra quelle dette poco e che invece sono da ridire sempre più spesso, vi è quella che mi pare la più  osteggiata dalla maggioranza dei governi europei, perchè ritenuta pericolosa più di ogni altra e èper il momento assolutamente da evitare.  
Parlo della fine dell’EURO così com’è oggi............

Qui è il caso di ricordare un po’ di storia.
Quando, oltre 12 anni fa, apparve chiaro che c’era una volontà forte, ovvero dei poteri forti, di portare a compimento quest’idea di accumunare sotto un’unica moneta tutti i paesi europei, quasi tutti fummo presi da una sorta di euforia, che finì per sopire ogni discorso critico, ogni vero dibattito utile a capire se facevamo una cosa giusta nell’interesse di tutta la comunità  che si voleva formare, oppure se era il caso di capire meglio i pericoli a cui tutti i paesi andavano incontro.
Si creò una sorta di pensiero unico e il dibattito in pratica non ci fu. Ricordo che pochissimi, fra cui spiccava il senatore Antonio Martino, si batterono fino alla fine per evitarci questa sciagura che oggi stiamo ahimè vivendo. Fu lasciato parlare un po’, per far vedere che, come in ogni buona democrazia, anche chi si oppone ha diritto a esprimersi ma niente di più.
Prevalse chi diceva che grazie agli interessi più  bassi sui debiti dello stato e delle famiglie avremmo potuto sistemare i conti dello stato, investire di più nell’economia reale, i prezzi all’interno della comunità sarebbero calati, tutti avremmo dovuto diventare più oculati e giudiziosi grazie ai parametri di Maastricht, con la stessa moneta in tasca avremmo risparmiato un sacco di costi tutti quanti, vacanzieri compresi, i quali pareva non aspettassero altro e via dicendo.
Oggi sono passati 10 anni dalla sua introduzione ma dei supposti sopracitati benefici quasi nessuno si è realizzato , specie in alcuni paesi, se non l’avere in tasca la stessa moneta che, a parte la gioia dei vacanzieri in servizio permanente, è diventata piuttosto fonte di guai cronici per tutti e da cui non si sa come uscire.
Ad esempio non si sa come uscire dalla situazione di divaricazione della competitività dei vari paesi. Oggi ci troviamo con nazioni quale Grecia e Portogallo che avrebbero bisogno di avere una valuta che vale 30-40% in meno di quella della Germania. Altre come Italia, Spagna e Francia che hanno un divario di competitività  del 15-20%, sempre rispetto alla Germania. Con la stessa moneta in tasca non è possibile arrivare in tempi ragionevoli a ripristinare una corretta competitività interna nell’area UE, a meno di una riduzione draconiana dei costi dello stato.
Il che vorrebbe dire taglio del costo dei pubblici dipendenti di almeno il 30% in media, tra riduzioni di personale e taglio di stipendi, tagli di prestazioni e soprattutto di sprechi e ruberie, per abbassare quello del lavoro del settore industriale-manifatturiero. Operazione che, senza peccare di pessimismo, è impossibile che si possa attuare, tantomeno nei tempi veloci richiesti, in nessun paese.
Qualche giornale comincia a riportare opinioni che prefigurano la fine dell’EURO come inevitabile ma in generale la resistenza è ancora grande a prendere in considerazione questa evenienza. Il fatto è che a doverla prendere in considerazione sono tutti coloro che l’hanno strenuamente voluta e che, bontà  loro, sono ancora convinti che è stata una buona cosa, oppure quelli che ne traggono benefici personali. Insomma sembra che il detto MUOIA SANSONE CON TUTTI I FILISTEI affascini tutti i nostri capi e che in ogni caso, anche se inevitabile, più la si ritarda meglio è.
Da che mondo è mondo i fallimenti tendono a essere occultati, specie se devono prenderne atto coloro  le cui decisioni ne sono stati la causa. E allora avanti a perseverare negli stessi errori , a non guardare alla realtà, a tentare cure che ammazzano il cavallo confidando che le azioni dei tecnici e professori, se non altro, permetteranno ai politici di presentarsi candidamente di nuovo al cospetto degli elettori a eventuale disastro compiuto.
Ma forse una speranza c’è.
Il nostro Mario Draghi con l’operazione LTRO ha iniziato a preparare il primo dei presupposti affinché una disgregazione dell’Euro possa avvenire senza sconquassi per le banche che, come è noto, non possono perdere neppure un centesimo dei loro finanziamento agli stati.
L’utilizzo dei fondi rivenienti dall’operazione LTRO infatti ha fatto sì che banche straniere che hanno investito in Italia si sono potute liberare di una buona fetta di titoli di stato italiani. 
Lo stesso è accaduto in Spagna e ciò è avvenuto su esortazione di Draghi. 
Quelle italiane ad esempio in questo modo hanno preso soldi quasi a gratis e li hanno impiegati nei titoli italiani con spread che mai si sarebbero sognati, di questi tempi. 
Insomma grasso che cola per le nostre banche.
Ancora qualche ulteriore operazione e andrà  a finire che i debiti degli stati invece che verso le banche estere diventano verso la BCE. 
In questo caso la possibilità di trovare una via per ritornare a valute nazionali sarebbe praticabile senza gli  sconquassi enormi che ci sarebbero altrimenti, magari continuando a lasciare sopravvivere un EURO che avrebbe un valore 1 (uno) ma tutte le altre valute, ora di nuovo nazionali se è il caso, con un  rapporto rispetto all’EURO correlato alla forza della propria economia e soprattutto in grado di adattarsi rispetto alle altre. 
Se l’invenzione di Draghi sortirà alla fine questo effetto, tanto di cappello. 
Un’operazione magistrale per l’Italia.
Del governo Monti invece che dire. Se va avanti con le politiche che propugna, disastro garantito per l’Italia ma anche per l’Europa.
GAOLIN
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